L’intesa raggiunta all’alba del 24 aprile fra il ministro Bussetti e le organizzazioni sindacali ha messo un po’ di carne al fuoco per il mondo della scuola.
Al momento amministrazione e sindacati si sono mostrati generici sui punti dell’intesa, rimandando le specifiche ai prossimi tavoli tecnici, che potrebbero iniziare già i primi giorni di maggio.
Anche il testo dell’accordo, elenca i punti in modo puntuale e schematico, ma non approfondisce le questioni.
Il punto più interessante dell’intesa si rintraccia nella parte che riguarda i precari, o meglio, coloro che hanno già maturato almeno 36 mesi di servizio come supplenti.
Per loro, come sappiamo, è prevista già una quota di riserva al prossimo concorso per la scuola secondaria. Tale quota, come preannunciato, potrebbe aumentare dall’attuale 10% previsto dalla legge di bilancio 2019. L’esatta percentuale ancora non è data saperla, ma nei giorni scorsi avevamo riferito di un’ipotesi del 35%, anche se non è escluso che tale quota possa arrivare al 50%.
La novità più importante però che emerge dall’intesa del 24 aprile, è che “in via transitoria, il Governo, si impegna a prevedere percorsi abilitanti e selettivi riservati al personale docente che abbia maturato una pregressa esperienza di servizio pari ad almeno 36 mesi finalizzati all’immissione in ruolo”.
In pratica, la proposta sarebbe quella di aprire un percorso PAS per stabilizzare il personale precario.
C’è senza dubbio curiosità di capire come sarà strutturato il percorso che dovrebbe portare all’immissione in ruolo dei precari storici della scuola.
E’ altrettanto interessante comprendere la tempistica di tali operazioni: infatti, come già scritto in precedenza, per il prossimo settembre, aleggia lo spettro delle 100 mila supplenze, un numero che certamente non lascia tranquilli. Ecco perché la vicenda dei precari deve essere assolutamente prioritaria per l’amministrazione.
I precari storici sono al centro dei pensieri del Ministro, come ha ribadito nel corso dell’intervista esclusiva rilasciata La Tecnica della Scuola: “Sicuramente è una nostra proposta quella di potere accedere a quelle che saranno le procedure concorsuali senza la prova preselettiva. Perché bisogna dare atto all’impegno e al lavoro che hanno svolto questi lavoratori finora. E questo è evidente. Ma ripeto, non è l’unico percorso: è un primo percorso che serve per dare stabilità ed equilibrio per arrivare a risolvere un problema di queste persone che sento anche mio”.
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