A poco meno di 500 anni dal clamoroso gesto di Martin Lutero che nel 1517 aveva affisso sul portale della Cattedrale di Wittenberg le 95 tesi sull’indulgenze che diedero origine alla “riforma protestante”, nei giorni scorsi, i precari milanesi hanno dato vita ad una curiosa forma di protesta.
Sulla facciata del palazzo della Borsa (rinominata per l’occasione “Chiesa di Ognissoldi”) è stato affisso un enorme manifesto con le “95 tesi sul precariato”, firmate da San Precario, associazione che aggrega non solo i precari della scuola ma anche quelli di altri settori (servizi pubblici e privati in particolare).
Nel mirino di San Precario ci sono un po’ tutti: non solo le grandi compagnie telefoniche colpevoli di procedere alla progressiva esternalizzazione dei servizi ma anche le stesse confederazioni sindacali accusate di sottoscrivere accordi capestro in molti comparti.
Ma perché questa commistione fra sacro e profano ?
“Abbiamo deciso di ricorrere a simboli che si richiamano all’immaginario collettivo proprio per richiamare l’attenzione di tutti sull’importanza del fenomeno del precariato”, spiega Rachele Stella, docente precaria (“anzi precaria e basta, quando si è precari si passa spesso da un lavoro all’altro”)
Sì, ma usare addirittura l’immaginetta di “San Precario” forse è un po’ troppo..
“E perché mai ? Le immagine sacre sono simboli facilmente riconoscibili da tutti”
Fra le 95 tesi affisse sul portone della Borsa milanese ci sono anche autentiche perle di saggezza filosofica (“la precarietà è esistenziale oltre che lavorativa”) o formule sintetiche che sottendono complesse analisi sociologiche ed economiche (“la precarietà è condizione intima alla metropoli”, “la precarietà è l’Europa del profitto”, “la precarietà è donna”).
Senza trascurare slogan che mettono in evidenza una concezione che fa riferimento alla struttura di classe delle società occidentali: “Combattere la precarietà significa conoscere le dinamiche del potere e come si produce ricchezza”.
Ma non solo San Precario usa fantasia e immaginazione.
Il Comitato Precari Liguri della Scuola – riproponendo un’idea che da qualche giorno circola in diversi blog e forum della rete e riferendosi evidentemente all’intervento dell’attrice torinese alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio – ha lanciato la petizione “Vogliamo Luciana Littizzetto Ministro dell’Istruzione”.
Con questo – spiegano gli animatori del loro visitatissimo blog – vogliamo segnalare un malessere diffuso nella scuola italiana.
“L’iniziativa – aggiungono – ha un sapore goliardico, ma un significato profondo”.