Precari, condannati al precariato, chiedono la “grazia” al Capo dello Stato

Vivere da precari. Lo sanno bene Carmen, Giovanna, Carola, Rosaria, solo alcune delle docenti che hanno deciso di lanciare una provocazione avviando, come già segnalato in un precedente articolo, una raccolta firme a Catania per chiedere la Grazia al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per superare una condizione che sembra non avere più vie d’uscita . "Ovviamente i precari non hanno commesso alcun reato – sottolinea Antonella Distefano, Segretaria generale FLC CGIL Catania – a meno che non si vogliano accusare di avere sacrificato una parte importante della loro vita alle dipendenze di uno Stato che ha solo sfruttato per garantire il diritto allo Studio di milioni di studenti ". Rosaria insegna francese dal 1997 ogni anno quando si fanno le convocazioni sente di chiedere "quasi l’elemosina allo Stato per il servizio prestato finora", dice. L’Italia è fanalino di coda delle classifiche europee rispetto all’insegnamento delle lingue straniere. La riforma Gelmini ha diminuito le ore d’insegnamento, negli istituti turistici si è passati da cinque a tre ore settimanali. Come la riduzione degli insegnanti di sostegno, a cui sono assegnati fino a quattro studenti con disabilità psichiche, motorie o dell’apprendimento. Condannati al precariato sono centinaia di docenti con quindici, vent’anni o più di insegnamento alle spalle, molti di loro vicini alla soglia della pensione con una carriera conclusa prima ancora di cominciare; e di questi, tantissime le donne con una condizione ancora più drammatica quando sono sole e con figli. "Il precariato lavorativo comporta una vita precaria, senza certezze, senza poter pianificare nulla, neppure se farsi una famiglia – dice Giovanna – perché se ogni giorno devi fare cento chilometri e non sai per quanto tempo lo dovrai fare, non puoi pensare di mettere radici, vivi con pochi soldi e le banche non ti fanno nè prestiti nè mutui". " L’aver fatto un solo figlio è stata una scelta obbligata – dice Carola – con mio marito anche lui precario non potevamo fare di più". All’inizio del nuovo anno scolastico i precari della Conoscenza rifanno, purtroppo, i conti con un sistema che in Sicilia continua a penalizzare innanzitutto gli studenti che rispetto ai coetanei del nord Italia perdono quasi due anni di lezione, ma anche a far disperdere quasi il 50% dell’organico dei docenti e il 25% tra collaboratori scolastici e assistenti amministrativi, per il mancato adeguamento delle scuole primarie e secondarie di primo grado al tempo prolungato. Nella sola provincia di Catania i tagli della riforma Gelmini hanno fatto “sparire” in tre anni 1800 unità, mentre per effetto della Legge Fornero il 33% dei docenti, che avrebbero raggiunto i requisiti prima della riforma pensionistica, non è riuscito ad andare in pensione, bloccando le nuove immissioni in ruolo. Ecco perché la richiesta di “GRAZIA” al Presidente della Repubblica da parte dei precari della Conoscenza. Perché possa finalmente essere scritta la parola “fine” ad una vicenda che ha umiliato migliaia di lavoratori e defraudato tanti bambini e tanti ragazzi del sacrosanto “diritto allo studio” ancora garantito dalla Costituzione italiana. FLC CGIL Catania

Redazione

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