Mancano pochissimi giorni a quella che, per tantissimi docenti e Ata della scuola, rappresenta la sentenza delle sentenze.
Il giorno X è martedì 17 maggio, quando la Consulta si dovrà esprimere sull’abuso di precariato scolastico italiano, già sollevato in sede di giustizia europea da diversi legali e sindacati. Come in tanti ricorderanno, nel novembre del 2014 la Corte di Giustizia Ue, nel ribadire la necessità di assorbire il personale precario con oltre 36 medi di servizio svolto su posti liberi, decise di rimandare la questione proprio alla Corte Costituzionale. La quale dieci mesi fa rimandò il parere.
Nel frattempo, però, è stata approvata la Legge 107/2015. E con essa il piano straordinario, che all’inizio doveva essere di 150mila nuovi docenti immessi in ruolo, poi ridotti a 100mila, poi ancora a 87mila per via delle tante classi di concorso rimaste prive di candidati.
Della complessa vicenda si è occupata anche l’Ansa, che avvia il suo focus parlando delle “ordinanze giunte alla Corte dai tribunali di Trento, Vibo Valenzia e Roma. In discussione norme nazionali, provinciali, l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato legato alla direttiva europea del ’99”.
Si parla, quindi, di “una questione complessa, sulla carta, ma semplice nella sostanza: sono legittimi i reiterati contratti a termine per le supplenze in attesa di bandire concorsi? E la disciplina per reclutare i docenti a tempo, è in contrasto con le regole europee? Dietro tale quesito c’è la realtà della scuola italiana, fatta di tanti precari, e ora alle prese con una nuova riforma. Di fronte alla Corte sfileranno molti avvocati: quelli dei singoli che hanno fatto ricorso e hanno ottenuto che i giudici ordinari rimettessero gli atti alla Consulta; quelli di Cgil e Gilda (anche se i sindacati si sono costituiti in ritardo e non sarà data loro la parola); e i legali del Codacons”. Ma il plotone dei legali e delle associazioni, anche sindacali, che patrocinano le cause è ben più lunga: il 17 maggio, alla Corte Costituzionale si recheranno, ad esempio, anche quelli dell’Anief. Che sostengono da tempo di allargare l’eventuale sentenza positiva a tutta la pubblica amministrazione.
Martedì 17 maggio, il giudice costituzionale relatore sarà Giancarlo Coraggio. Tanti occhi saranno puntati su di lui.
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Riportiamo l’intera crono-storia dell’Ansa, secondo cui la Consulta potrebbe demandare le decisioni ai singoli giudici ordinari.
La ragione per cui il caso è aperto da così tanto tempo è, in parte, legata al fatto che la stessa Consulta nel luglio 2013 decise di ‘stoppare’ l’iter e di sottoporre in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea alcune questioni interpretative delle norme in esame: estensore dell’ordinanza fu Sergio Mattarella, allora giudice costituzionale, oggi Capo dello Stato. Un’analoga richiesta fu rivolta anche dal Tribunale di Napoli. L’esito di quell’istanza è stata, nel novembre 2014, la cosiddetta sentenza Mascolo, dal nome della prima ricorrente. Quella pronuncia bacchettava l’Italia per l’assenza di limiti nella successione dei contratti a tempo utilizzati per coprire una “mancanza strutturale di personale di ruolo”, chiedeva di garantire i concorsi, affermava che l’accordo quadro per evitare i contratti a ripetizione vale anche per la scuola. Ora l’intero caso torna alla Consulta, che non è detto decida subito. Nel frattempo, però, si è introdotta una variabile: la riforma della buona scuola.
L’Avvocatura dello Stato, con Gabriella D’Avanzo, farà leva su questo, a nome della Presidenza del Consiglio, per chiedere che la questione sia dichiarata inammissibile e infondata. Tre le memorie che sono state depositate: a marzo 2013, a maggio 2015, in vista di un’udienza il successivo 23 giugno poi rinviata; e l’ultima il 16 aprile scorso per l’udienza ormai prossima, che è anche la più rilevante.
In 11 pagine il documento riassume il caso e punta sulle misure della legge 107/2015, la “buona scuola” appunto, con il piano di assunzioni straordinario che “ha consentito di stabilizzare 86.076 unità di personale destinatario di supplenze per oltre 36 mesi”, e il nuovo concorso per “il reclutamento di 63.712 docenti per il periodo 2016/2018”. A partire dall’anno scolastico 2016/2017, ricorda la memoria, “le procedure concorsuali avranno cadenza triennale per espressa previsione della legge”. Una lettura che i legali di ricorrenti e sindacati confuteranno, sostenendo tra l’altro che un piano di assunzioni straordinario non è una misura strutturale. Ma l’ipotesi che la Corte Costituzionale, di fronte a una riforma da poco varata, decida di rinviare tutto ai giudici ordinari perché valutino le cause alla luce delle nuove norme, è molto alta.
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