Sale la “febbre” per l’attesa sentenza della Consulta, che il 17 maggio si pronuncerà sull’annosa questione dell’abuso dei contratti a termine dei docenti precari.
Dai legali che difendono i supplenti, ma anche da associazioni e sindacati, trapela una certa dose di ottimismo. Tutti fanno riferimento al fatto che la Corte di Giustizia europea, nel chiedere lumi alla giustizia italiana, ha comunque fatto intendere che laddove i posti sono liberi e i candidati hanno titolo a coprirli, avendo svolto oltre tre anni di servizio da precari, dovrebbe scattare almeno un risarcimento danni.
La pensa Carlo Rienzi, presidente del Codacons candidato a sindaco di Roma, per il quale “dopo centinaia di sentenze favorevoli agli insegnanti ottenute dal Codacons nei tribunali di tutta Italia, con i giudici che hanno condannato il ricorso reiterato a contratti a termine per i lavoratori della scuola da parte dello Stato Italiano e disposto risarcimenti e indennizzi, la questione approda ora alla Consulta. Sei – ricorda il Codacons – sono le ordinanze giunte alla Corte dai tribunali di Trento, Vibo Valentia e Roma, tutte relative alla violazione delle disposizioni europee che vietano allo Stato il ricorso continuo a contratti di lavoro a tempo determinato, fenomeno che ha creato negli anni migliaia e migliaia di posti di lavoro precari nel settore della scuola”.
“Domani saremo alla Consulta a difendere i docenti, ma la nostra azione a tutela dei precari va oltre – conclude Rienzi -: la lista “Codacons x Roma” in corsa alle comunali della capitale ha inserito infatti tra i candidati anche una maestra precaria, Federica Barbagallo, in rappresentanza delle istanze dei docenti”.
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Una consistente dose di ottimismo trapela anche dalle parole di Marcello Pacifico, a capo dell’Anief: “abbiamo fortemente creduto in questa causa – ricorda – avviandola sei anni fa, denunciando il danno prodotto ai precari italiani, costituendosi in Corte Costituzionale, cui seguirono migliaia di ricorsi presentati nei tribunali del lavoro italiani, che si vanno a sommare alla miriade di denunce pervenute alla Commissione Europea, proprio per l’incompatibilità della normativa nazionale rispetto alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato. Ma soprattutto, dopodomani la Consulta non potrà non tenere conto del giudizio espresso il 26 novembre 2014 dalla Corte di Lussemburgo, come hanno già fatto molti giudici nazionali”.
Per i patrocinanti della causa dei precari, sulla bilancia dei giudici della Consulta peserà sicuramente la sentenza-pilota 521/2015 emessa a Napoli dal giudice del lavoro Paolo Coppola, ad inizio 2015, che ha accolto il ricorso della docente precaria Raffaella Mascolo, procedendo alla sua immissione in ruolo con acclusa ricostruzione di carriera.
Sin qui le premesse positive. C’è anche chi sostiene, però, che la Corte Costituzionale potrebbe prendere ancora tempo. “Ora l’intero caso torna alla Consulta, che non è detto decida subito”, scriveva qualche giorno fa l’Ansa.
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Perché, nel frattempo, dopo la sentenza della cura europea di fine 2014, “si è introdotta una variabile: la riforma della buona scuola. L’Avvocatura dello Stato, con Gabriella D’Avanzo, farà leva su questo, a nome della Presidenza del Consiglio, per chiedere che la questione sia dichiarata inammissibile e infondata.
Tre le memorie che sono state depositate: a marzo 2013, a maggio 2015, in vista di un’udienza il successivo 23 giugno poi rinviata; e l’ultima il 16 aprile scorso per l’udienza ormai prossima, che è anche la più rilevante. In 11 pagine il documento riassume il caso e punta sulle misure della legge 107/2015, la “buona scuola” appunto, con il piano di assunzioni straordinario che “ha consentito di stabilizzare 86.076 unità di personale destinatario di supplenze per oltre 36 mesi”, e il nuovo concorso per “il reclutamento di 63.712 docenti per il periodo 2016/2018”. A partire dall’anno scolastico 2016/2017, ricorda la memoria, “le procedure concorsuali avranno cadenza triennale per espressa previsione della legge”.
Ancora poche ore e sapremo chi la spunterà. E soprattutto se per i precari “storici” si aprirà una nuova fase, che potrebbe portare alla loro graduale stabilizzazione.
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