Il dramma professionale dei precari della scuola italiana comincia ad essere preso in considerazione anche dal Parlamento. Il 4 luglio un ordine del giorno del M5S sulla necessità di stabilizzare i precari, presentato da Fabrizio Bocchino, vice presidente della Commissione Istruzione e Cultura di Palazzo Madama, è stato infatti approvato dal Senato.
L’atto parlamentare impegna il Governo a “valutare l’opportunità di definire celermente le questioni legate alla procedura d’infrazione UE 2010/2124, concernente la stabilizzazione del personale scolastico e ad adottarne le più opportune iniziative, anche a carattere normativo”.
Certo, si tratta di un impegno generico. Non c’è nulla di scritto. Né tantomeno di normativo. Ma per i 250 mila docenti precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, ma anche per gli almeno i 50 mila che stazionano in quelle analoghe riguardanti il personale Ata, si tratta di un segnale importante. Così anche per tutto il mondo della scuola: l’unico comparto pubblico dove il personale non di ruolo operante su posti liberi si attesta su percentuali non lontane dal 20 per cento dell’intero organico.
Sull’approvazione dell’ordine del giorno promosso dal M5S si è espresso Marcello Pacifico, presidente Anief e neoeletto segretario organizzativo Confedir, secondo cui “se i nostri parlamentari decidono di acquisire le indicazioni dell’Ue in tema di assunzioni, significa che presto dovranno per forza di cose applicare la direttiva comunitaria 1999/70/CE, la quale non ammette deroghe sulle assunzioni a tempo determinato per i precari con almeno 36 mesi di servizio svolto. Così come significa prendere finalmente posizione contro l’attività legislativa adottata, attraverso il Decreto Legge 70/2011, convertito nella Legge 106 del 12 luglio 2011, che ha permesso all’Italia di aggirare questa indicazione europea”.
“Ora, se il Parlamento ha deciso di muovere i primi passi, dando seguito alle denunce del nostro sindacato, – prosegue Pacifico – significa che anche i lavoratori della scuola possono finalmente sperare di essere trattati alla pari dei colleghi del pubblico impiego e del comparto privato, poiché il nostro Paese rispetterebbe in toto le regole in tema di successione dei contratti”.
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