Si sentono traditi, dimenticati, lasciati ai margini del progetto di riforma: sono i 45mila docenti abilitati inseriti nelle GaE che non hanno aderito al piano d’assunzioni della L. 107/15.
Sono rimasti precari e lo sapevano. Ma non immaginavano che sarebbe retrocessi a livello di diritto al lavoro e alla stabilizzazione. La “molla” che ha fatto scattare la protesta è stata la gestione delle tardive immissioni in ruolo dei colleghi della scuola dell’Infanzia: non contemplati nel potenziamento delle scuole, il Miur ha decido di attuare solo per loro, proprio in questi giorni, un piano di immissioni in ruolo. Solo che le percentuali di assunti sono risultate decisamente a favore degli idonei dell’ultimo concorso, quello del 2012. Ma non solo, perchè molte delle cattedre rimaste vacanti al Sud stanno per essere affidate al personale di ruolo (a sua volta in subbuglio perchè spedito su ambiti distanti).
Il 2 settembre, i docenti Gae Coordinamento Nazionale si sono così dati appuntamento davanti al Miur. Per manifestare la loro contrarietà a questa politica. Che, di questo passo, svuoterà le graduatorie – dove sono posizionati in diverse migliaia – chissà tra quanti decenni.
I precari della GaE, si legge in una nota del Coordinamento Nazionale, “hanno manifestato davanti alla sede del Miur a Roma armati di fischietti e striscioni. Partiti da ogni regione in piena notte con i mezzi più disparati hanno raggiunto Roma pieni di speranze pronti a spiegare al ministero le ragioni della loro protesta, ma soprattutto le loro richieste”.
In prima mattinata hanno incontrato il giudice Ferdinando Imposimato a cui hanno consegnato un documento riassuntivo delle problematiche loro riguardanti a seguito prima dell’approvazione della Buona Scuola e poi dell’emendamento Puglisi. Il giudice li ha sostenuti e appoggiati nelle loro ragioni”, tengono a scrivere.
“Un mare di magliette bianche (colore scelto dai residuali Gae per rappresentarli e rappresentare la loro onestà e coerenza) ha invaso la piazza antistante il Miur. Sulle magliette campeggiavano oltre che le città di provenienza anche scritte di ogni genere riassumenti il loro stato di precari storici tra cui curriculum, punteggi, titoli di studio, abilitazione, anni di servizio e – perciò – di precariato”.
Perché, sostengono, “chi ha fatto domanda volontaria accettando il ruolo su piano nazionale sta ora cercando di rientrare occupando dei posti che sarebbero andati come incarichi annuali ai precari storici ancora in GaE che non hanno aderito a tale piano assunzionale volontario proprio per non allontanarsi dalle loro famiglie, le stesse a cui adesso potrebbe mancare una fonte di reddito”.
Il riferimento dei docenti è, in particolare, agli accordi regionali che stanno permettendo a diversi docenti trasferiti su ambiti territoriali lontani da casa di fruire dell’assegnazione provvisoria su organico di fatto, in prevalenza sui posti di sostegno non affidabili al personale specializzato (per mancanza di aspiranti).
I precari delle GaE, poi si soffermano sui “grandi assenti: benché avvisati ed invitati nei modi più disparati, le sigle sindacali nazionali a cui sarebbe toccato per dovere esserci per tutelare i diritti di 45.000 mila lavoratori e i vari esponenti politici. Lo stesso giudice Imposimato ha sottolineato l’assenza del M5s sempre il primo a vantare la sua vicinanza ai cittadini. Altri grandi assenti, con grave lesione del diritto d’informazione, le reti Rai che benché contattate da tempo, non sono intervenute. Presenti le reti Mediaset ed altre locali”.
La prossima settimana una delegazione di precari dovrebbe essere ricevuta da alcuni rappresentanti del Governo. La strada per la loro stabilizzazione rimane comunque sempre lunga e ora pure tortuosa.
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