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Precari di sostegno beffati dal decreto scuola

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Sono una docente di sostegno, precaria da 4 anni, specializzata al IV ciclo ed idonea al concorso 2020.
Sto osservando con molta preoccupazione la situazione che si sta delineando: con la conversione in legge della nuova riforma, l’inserimento a pettine dei docenti in attesa del riconoscimento del titolo e il punteggio dell’abilitazione su materia riconosciuto anche su ADSS le GPS del prossimo anno saranno totalmente falsate, i precari storici verranno soppiantati da chi non ha mai insegnato sul sostegno e decide di farlo in modo strumentale e, il tutto, confermato per gli anni a venire per assicurare la continuità didattica.
Dopo tanti anni di insegnamento, svolti sul sostegno per scelta, mi aspettavo che la situazione potesse migliorare invece per il prossimo anno il rischio è di non lavorare affatto.È assurdo che chi ha superato il medesimo concorso specifico sul sostegno venga superato da chi ha acquisito l’abilitazione su materia.
Bisognerebbe riconoscere lo stesso punteggio per il sostegno o riconoscere l’abilitazione su materia limitatamente alla materia.
Un precario storico che ha insegnato sempre e solo sul sostegno non può vedersi strappare via così la dignità del lavoro che ha sempre svolto con dedizione e zelo.È una situazione assurda come assurda è la volontà di portarla avanti negli anni.
La continuità didattica si ottiene convertendo i posti in deroga, dando priorità a chi da anni insegna sul sostegno con un regolare titolo di specializzazione o mettendo gli idonei nella posizione di scegliere subito dopo le GAE e non alimentando ulteriormente queste disparità tra chi ha potuto comprare l’ennesimo titolo con un corso farsa e chi no.Si era parlato di riconoscere un punteggio aggiuntivo a chi ha insegnato in questi ultimi anni con una valida specializzazione e poi tutto è scoppiato come una bolla di sapone.
Questa situazione è invivibile.
I docenti specializzati da anni non posso più andare avanti in queste condizioni di precarietà.
Bisogna dare continuità didattica ai nostri studenti e, allo stesso tempo, rendere meno precaria la nostra situazione economica e psicologica soprattutto.
La vita lavorativa, mia e di molti altri, è ormai un purgatorio atroce e, per quanto ami con tutta me stessa il mio lavoro, troppo spesso mi capita di pensare di volerlo lasciare per qualcosa che possa assicurarmi una famiglia stabile e serena.
Bisogna rendersi conto che un docente deve essere sereno e appassionato, per appassionare.
Non stremato, stressato ed impoverito, economicamente e mentalmente.

Federica Sergi