Cresce l’attesa per la sentenza del 27 marzo con cui la Corte di Giustizia Europea si dovrà esprimere sulla richiesta di immissione in ruolo dei docenti e Ata con più di tre anni di servizio svolto: il parere è particolarmente atteso perché solo in Italia riguarderebbe circa 150-160 mila precari. Un problema molto sentito. Di cui ha parlato anche in mattinata il premier Renzi nel corso della sua visita all’istituto scolastico Caloprese di Scalea. E’ un “meccanismo assolutamente stravagante” quello dei corsi “per ottenere punti” nelle graduatorie dei precari della scuola, ha detto il presidente del Consiglio. “E’ un meccanismo che bisogna combattere”, ha aggiunto.
“L’unico impegno che mi sento di poter prendere” verso gli insegnanti precari, ha continuato Renzi, “è la certezza delle regole: finora si è data una regola per poi subito cambiarla, adesso quando diamo le regole non possiamo più cambiarle”. Il Premier ha tenuto a dire agli studenti delle medie di Scalea di conoscere bene il problema: “Mia moglie è un’insegnante precaria”.
Sul precariato è intervenuto, a margine della conferenza stampa ‘Expo 2015 e la scuola’, anche il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che già alcuni giorni fa si era detto contrario soluzioni che prevedessero “la strada della stabilizzazione come pacchetto totale”. Il responsabile del Miur ha ribadito che “dobbiamo affrontare il problema dei precari nella scuola, che sono 160 mila, un numero cospicuo, strutturalmente, e non con misure tampone come avvenuto finora”. Giannini ha tenuto a dire anche che si tratta di “un tema che ho già affrontato – ha aggiunto – e di cui parlerò anche domani in Commissione”.
L’attenzione si sposta quindi ora a Lussemburgo. Dove in queste ore si stanno recando diversi legali e sindacalisti della scuola italiana. “Finalmente – scrive la Flc-Cgil – un pronunciamento che potrà essere risolutivo per il futuro di migliaia di precari della scuola e di tutto il pubblico impiego”.
La sentenza della Corte Europea rappresenta un crocevia fondamentale per vincere la battaglia legale, avviata dall’Anief nel gennaio del 2010, per rivendicare il principio di “non discriminazione” tra il personale di ruolo e il personale nominato alla medesima funzione con contratto a tempo determinato. Un principio eluso proprio dalla Legge 106/2011, attraverso cui è stato deciso che nella scuola non si applica il D.lgs. 368/2001 che recepisce la direttiva comunitaria sui contratti a termine e autorizza un nuovo massiccio piano di immissioni in ruolo. Ignorando, in tal modo, la direttiva comunitaria n.70 del 1999, negli ultimi 15 anni lo Stato italiano ha così utilizzato più di 300 mila precari per coprire incarichi anche su posti vacanti e disponibili che avrebbero dovuto essere assegnati in ruolo dopo 36 mesi di servizio, come avviene nel settore privato.
Ma ‘in ballo’ non c’è solo la stabilizzazione di 140 mila precari con almeno tre anni di contratti. Il diritto comunitario, sempre sulla base della direttiva 1999/70/CE, prevede pure un risarcimento danni “dissuasivo” e l’applicazione del principio di non discriminazione tra personale di ruolo e a termine anche in tema di scatti stipendiali. Anche in questo caso, i precedenti fanno ben sperare: del 2011 sono stati ottenuti diversi pronunciamenti dei giudici nazionali con condanne alle spese che nelle prime udienze di merito sono arrivati fino a 30 mila euro di risarcimento danni a carico dell’amministrazione per abuso del contratto a termine. L’Anief ricorda che “recentemente, il giudice Petrusa di Trapani ha disposto come congruo risarcimento danni più di mezzo milione di euro a tre precari. Ancora altri precari hanno ottenuto il riconoscimento economico e amministrativo della progressione di carriera. Oltre che dei periodi estivi non corrisposti economicamente. In alcuni casi si è ottenuta anche la stabilizzazione a titolo definitivo”.
“La partita sulla stabilizzazione di tanti precari – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è veramente a un bivio: se i giudici di Lussemburgo daranno un giudizio favorevole alle istanze presentate prima di tutti dall’Anief, censurando quindi la norma italiana, indurranno infatti tutti i giudici del lavoro italiani chiamati ad esprimersi su casi analoghi a adeguarsi e ordinare la stabilizzazione del ricorrente precario. Oltre che a condannare alle spese legali il Miur”.
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