Precari, Festa del Lavoro con convegno a Bari: ma per noi ci sarà ancora il primo maggio?
Riunirsi nel giorno della Festa del Lavoro per evitare che il prossimo anno, o tra due, si trasformi, da disoccupati, in una giornata come le altre. Dopo aver visto naufragare la proposta dell’associazione “Professione insegnante” di dedicare la festività al folto popolo dei supplenti, la Rete docenti precari di Bari, assieme ad altri importanti coordinamenti e associazioni che tutelano il personale non di ruolo – come i Cip, il Cps e l’Anief – ha deciso di organizzare un convegno nazionale sul precariato della scuola: “c’è poco da festeggiare”, hanno spiegato i diretti interessati pugliesi. Per poi specificare: “come titolo del convegno abbiamo scelto: ‘Ci sarà ancora il primo maggio?’ Nel senso che chi tra noi ancora lavora forse non potrà più farlo e non potrà più festeggiare il lavoro“.
Ecco che allora lo stop diventa momento di discussione e di confronto su come cercare di non uscire con le “ossa rotte” dalla prossima doppia tornata di cancellazioni di posti. I numeri del resto parlano chiaro: spariranno, solo in parte compensati dai pensionamenti, oltre 40.000 questa estate ed altrettanti la prossima. I precari si incontreranno in mattinata a Vallisa Auditorum in strada Vallisa, nel centro-storico di Bari: subito dopo i saluti delle autorità locali presenti, sono previsti interventi delle rappresentanze: prenderanno prima la parola gli esponenti delle sigle nazionali, cui seguiranno quelle regionali o locali. Nel pomeriggio è prevista la ripresa dei lavori fino alle 18 con le conclusioni, a seguire, della partecipazione al concerto organizzato dai sindacati sulla retrostante Piazza del Ferrarese.
Diversi i punti toccati dalla piattaforma che riassume i motivi della protesta: i precari si schierano contro i 25.600 tagli per i docenti e i 15.000 per gli Ata e contro i tagli ai corsi Eda e ai Ctp, mentre rivendicano maggiore attenzione per la difesa della scuola pubblica. E si dicono contro la regionalizzazione voluta da Lega e Pdl. Mentre sono per il rispetto della sentenza della Corte Costituzionale e per il reintegro delle ore di sostegno, oltre che per promuovere lo sciopero degli scrutini ed altre forme di protesta.
“Ci si dimentica – fanno sapere sempre dalla Rete docenti precari di Bari – che i docenti precari non pretendono nulla che vada oltre i propri diritti già acquisiti nelle aule universitarie, nelle sedi concorsuali, nelle Ssis e nelle aule scolastiche, dove già hanno dimostrato il proprio valore. Ci si dimentica che dietro i lavoratori precari ci sono famiglie che oltrepasserebbero la soglia di povertà se perdessero uno stipendio già basso di suo, creando un’ulteriore sacca di disoccupati che, come si usa dire oggi, non farebbe girare l’economia. Se la storia ci insegna qualcosa, non possiamo trascurare il fatto che il licenziamento di massa – concludono dall’associazione – è la peggior soluzione che uno Stato possa adottare in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo attraversando”.
Il primo maggio è inoltre la data di avvio di un interessante servizio destinato proprio al ‘popolo’ dei 300mila e oltre precari della scuola: collegandosi su www.voglioilruolo.it, url a dir poco evocativa, avranno per la prima volta la possibilità di avere informazioni utili a verificare la possibilità, in occasione della riapertura delle graduatorie ad esaurimento prevista per il prossimo marzo, di trasferire il proprio punteggio in province che diano maggiori possibilità. Basterà registrarsi ed entrare nel data-base interattivo; a questo punto occorrerà inserire i dati personali, le abilitazioni conseguite e il punteggio in graduatoria. A prima vista si tratta di un servizio che, se ben organizzato, potrebbe arrivare a fornire informazioni su un settore dai numeri altisonanti – oltre 300mila precari abilitati ed in lista di attesa per un contratto, 20mila graduatorie ad esaurimento, 200 classi di concorso e 100 uffici scolastici provinciali coinvolti – e che abbinati alla complessità della normativa hanno creato una situazione di incertezza generale. Che spesso sindacati e Usp non riescono a fronteggiare.