Il 4 dicembre si dovrebbe chiudere il contratto sulla mobilitò per l’a.s. 2018/2019 e il MIUR, dopo la vergogna del 100% dato alla mobilità per il rientro dei fantomatici deportati/nastrini, conscio delle problematiche create sulla continuità didattica da una parte e sull’erosione delle già esigue nuove immissioni dall’altra sta cercando di mantenere le stesse quote dell’anno scorso.
Un atteggiamento che sembra in linea con le esternazioni della Ministra Fedeli e degli esponenti PD di un tentativo concreto della risoluzione del precariato e della chiusura delle graduatorie vigenti.
Ciò che lascia ancora una volta basiti i docenti delle GaE e i vincitori di concorso del 2016 è il comportamento dei sindacati (UIL e GILDA in testa) che apertamente si schierano a difesa di una parte dei lavoratori (peraltro beneficiari di tutte le deroghe alla 107 sin ora fatte) a scapito dei docenti in attesa del ruolo quindi di fatto socialmente più deboli.
Il paradosso è che il MIUR sia propenso verso una mobilità più sostenibile che rispetti tutte le categorie di docenti e che non danneggi sempre i soliti, mentre i sindacati, che per statuto avrebbero questo compito parteggino solo per alcuni.
La richieste dei sindacati, dall’approvazione della 107 sono sempre state unilaterali e partigiane ma a due anni di distanza non si finisce mai di stupirsi di questi atteggiamenti deplorevoli ed ingiusti.
A questo punto ai docenti in attesa di ruolo non resta che tifare per i tecnici di Viale Trastevere e per i politici che hanno preso a cuore il destino di decine di migliaia di docenti precari che agognano la tanto sofferta stabilizzazione.
Marco Saglimbene
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