Riceviamo e pubblichiamo il commento della Gilda degli Insegnanti alla pubblicazione della sentenza n. 5072 delle sezioni unite della Corte di Cassazione.
La sentenza riguarda il tipo di sanzione applicabile in caso di illegittima reiterazione dei contratti a termine nel pubblico impiego: al massimo, secondo la Cassazione, il datore di lavoro dovrà però corrispondere al lavoratore danneggiato non oltre 12 mensilità.
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“La aspettavamo da tempo, ed è arrivata. Dopo la Corte di Giustizia Europea e dopo tanti giudici del lavoro sparsi nelle varie province d’Italia, anche la Corte di Cassazione a sezioni riunite, ha sancito in via definitiva che lo Stato italiano ha abusato per anni della reiterazione dei contratti a tempo determinato.
Con la sentenza n. 5072 del 15 marzo 2016 la Cassazione ha chiarito una volta per tutte che decine di migliaia di docenti precari hanno subito un danno concreto – quantificabile da un minimo di 2 mensilità e mezzo fino ad un massimo di 12 mensilità – a causa della totale mancanza di una reale e concreta politica scolastica in grado di evitare la loro precarizzazione.
E’ vero che la sentenza si esprime in maniera sfavorevole riguardo alla possibilità di stabilizzazione del personale precario in quanto le attuali leggi italiane lo escludono totalmente (art. 36, comma 5, d.l.gs. 30 marzo 2001 n. 165) nella pubblica amministrazione, ma nonostante ciò, questa sentenza avrà certamente ulteriori sviluppi e conseguenze.
Siamo infatti in attesa che si esprima a riguardo anche la Corte Costituzionale che potrebbe intervenire ulteriormente sulla questione sentenziando l’incostituzionalità delle leggi italiano riguardo il precariato pubblico.
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Ma, se anche così non fosse, la Cassazione ha definitivamente chiuso il capitolo “rimborso del danno” consentendo, da una parte, a tutti quei precari che si sono fidati della Gilda degli Insegnanti e che hanno vinto le vertenze legali da noi proposte, di essere certi che i rimborsi ottenuti non potranno essere richiesti indietro dall’amministrazione, e dall’altra, aprendo nuovamente il fronte ad una miriade di ricorsi che presumibilmente si avranno nei prossimi mesi.
La Gilda degli Insegnanti ha sempre ritenuto, e ritiene, che il problema del precariato vada risolto politicamente e non nelle aule di un tribunale, e che occorra affrontare la questione con un serio piano di stabilizzazione che interessi tutti quei colleghi che nel corso degli anni hanno garantito il normale funzionamento delle attività scolastiche.
La risposta non può essere quella prefigurata dalla legge 107 dove si prevede l’impossibilità per un docente precario di poter superare i 36 mesi di servizio per poi essere “espulso” dalla scuola, né un concorso fatto in fretta e furia con programmi e modalità non ancora del tutto chiarite e basato ancora troppo su caratteri nozionistici e aleatori che poco hanno a che fare con il mestiere dell’insegnante.
Occorre piuttosto prefigurare un percorso che possa consentire a chi ha investito parte della sua vita nella scuola, di dimostrare le proprie capacità e competenze acquisite sul campo e di poter entrare nel modo della scuola dalla porta principale e di vedersi “risarcire” non solo del danno economico”.
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La sentenza sentenza n. 5072 delle sezioni unite della Corte di Cassazione
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