Si torna a parlare di istituti paritari che non retribuiscono i docenti supplenti perché danno comunque loro la preziosa possibilità di acquisire punti in graduatoria.
In quelle che una volta si chiamavano scuole private, o meglio “tout court”, la prassi sarebbe diffusa: soprattutto al Sud, “sono tanti gli insegnanti che mi scrivono per segnalare questo abuso”, ha detto Paolo Latella al Venerdì di Repubblica del 9 dicembre: Latella, che è membro dell’esecutivo nazionale Unicobas e segretario regionale della Lombardia.
Indirettamente, il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, conferma. Anche se, ammette, “le nostre proposte di revoca della parità non fanno mai riferimento a irregolarità su pagamenti e sui contributi versati”.
L’ultimo caso – scrive Il Venerdì – riguarda una ragazza di Palermo che, fresca di laurea, lo scorso settembre ha sostenuto tre colloqui in tre istituti superiori paritari della propria città. “Dopo i complimenti per il mio curriculum”, racconta l’aspirante professoressa, “ho ricevuto sempre la stessa risposta: lavoro gratis in cambio del punteggio in graduatoria”.
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Un problema che, secondo il sindacalista Unicobas, è moto difficile da scardinare. Soprattutto se il Miur può contare solo su cento ispettori in tutto il paese. “I controlli di oggi sono solo di tipo gestionale e strutturale”, afferma Latella: “Sono anni che chiediamo ispezioni incrociate che monitorino i bilanci delle paritarie e i cud dei loro insegnanti. Allora sì che questo fenomeno emergerebbe”.
A sentire Toccafondi, però, molto sarebbe stato fatto nel corso dell’ultima Legislatura. Anzi, dell’ultimo semestre: “in sei mesi abbiamo visitato con i nostri ispettori 288 istituti superiori. In 145 scuole abbiamo riscontrato irregolarità sanabili. In altri 27 casi abbiamo dovuto invece revocare la parità scolastica. Dopodiché accade che le scuole in questione si rivolgano al Tar e magari che il Tribunale amministrativo regionale annulli i nostri provvedimenti”.
È accaduto già, lo scorso anno, in un paio di istituti del Friuli (che non sta proprio nel Sud Italia): chissà se, in questi casi, i supplenti venivano pagati o a fine anno si compensava il loro lavoro solo con il certificato di servizio utile per salire di punteggio in graduatoria. E sperare così di fare il “salto” nelle scuole pubbliche. Dove lo stipendio è garantito.
Nella sezione CORRELATI, alla sinistra di questo contributo, è possibile cliccare sull’articolo pubblicato sul Venerdì di Repubblica del 9 dicembre 2016 (pag. 42): “Diplomifici: il Ministero chiude, il Tar riapre.
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