Non si arresta l’azione dei sindacati sul nuovo Governo. Dopo le proteste dei giorni scorsi per il mancato avvio di una politica che guardi alle esigenze del mondo dell’istruzione, nelle ultime ore l’attenzione dei rappresentanti dei lavoratori si è spostata sulla mancata stabilizzazione dei precari. E’ per loro che il 16 maggio la Cgil è scesa in piazza, di fronte a palazzo Montecitorio, per chiedere la proroga dei contratti dei precari in scadenza a fine luglio: si tratta di circa 120 mila lavoratori non di ruolo della Pa, tra cui 86 mila contratti a termine. Il sindacato della funzione pubblica della Cgil spiega, infatti, come in estate scatti un taglio che prevede una riduzione del 50% della spesa dedicata ai precari della Pa. Una sforbiciata che, sottolinea il sindacato, impedirebbe il rinnovo dei contratti per almeno la metà del personale precario delle pubbliche amministrazioni. E a chiedere di essere salvaguardati sono anche i precari della scuola, intorno alle 130 mila persone. In tutto i lavoratori tra Pa e scuola senza posto fisso ammontano così a circa 250 mila.
“Il futuro del nostro paese – ha detto Rossana Dettori, segretaria generale Funzione Pubblica Cgil – passa anche attraverso servizi pubblici universali ed efficienti e i diritti dei cittadini si realizzano compiutamente solo garantendo loro risposte pubbliche. I lavoratori pubblici sono quindi una risorsa per il paese: è inaccettabile che il loro contratto di lavoro, scaduto da quattro anni, non venga rinnovato e si paventi la possibilità di ulteriori proroghe”.
Anche per Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, “occorre dare risposte certe e immediate, definendo le priorità: rinnovare i contratti nazionali e stabilizzare i lavoratori precari della pubblica amministrazione, subito. La pubblica amministrazione e i comparti della conoscenza possono essere i fattori di avvio di un circuito positivo per la ripresa dell’economia nazionale”.
Secondo il leader dei lavoratori della conoscenza, “i risultati negativi delle politiche economiche e sociali sviluppatesi negli ultimi anni attraverso i tagli all’istruzione e formazione ed ai servizi pubblici sono evidenti: un impoverimento economico e culturale del nostro Paese e la mortificazione delle aspettative di quanti, in particolare le nuove generazioni, vorrebbero poter progettare il proprio futuro”.
Secondo il sindacato Confederale è sempre più necessario realizzare quattro punti: garantire servizi pubblici e istruzione e formazione pubblica di qualità reinvestendo risorse economiche; avviare un progetto di riforma e di riorganizzazione degli assetti istituzionale; valorizzare il ruolo del “pubblico”, qualificando il lavoro pubblico; attribuire alla cittadinanza un ruolo partecipativo.