Categorie: Politica scolastica

Precari, la FLC CGIL chiede la trasparenza delle operazioni

Alla mezzanotte del 2 settembre i precari che avevano fatto la domanda per partecipare al piano straordinario di assunzioni hanno conosciuto il loro destino affidato alla fase b) del piano straordinario di assunzioni.

Da una prima elaborazione, in attesa dei dati ufficiali, sono state proposte circa 10.000 nomine, molte delle quali in una Regione diversa da quella di inclusione nelle graduatorie. I docenti nominati potranno non raggiungere la sede assegnatase hanno già stipulato un contratto a tempo determinato (annuale o fino al termine delle attività didattiche [30/06]) entro venerdì 11 settembre, termine ultimo per l’accettazione della nomina in ruolo.

La scuola ha sempre conosciuto esodi e controesodi, senz’altro poco noti ai più e oggi venuti prepotentemente alla ribalta, perché quella che fino all’anno scorso era una scelta, con la legge 107/15 è diventata di fatto un’imposizione. Ed è tale perché parliamo di persone spesso grandi di età, con molto servizio sulle spalle e con un consolidato familiare che rende difficile l’allontanamento da casa.

Abbiamo chiesto da subito che le fasi B e C si unificassero in modo da garantire l’equità derivata dal posto occupato in graduatoria. Ma hanno prevalso le logiche della legge 107, tese a sottomettere la maggior parte dei precari assunti all’impianto autoritario del suo modello scolastico. Non c’è alcun dubbio che la fase B sia la più penalizzante, soprattutto per le Regioni che hanno ancora molti precari sia nelle graduatorie del concorso che ad esaurimento. E drammaticamente queste regioni appartengono sempre al sud, dove lo studio e l’impegno nella scuola sono stati da sempre l’antidoto alla mancanza di lavoro.

L’iniquità determinata dalla separazione tra la fase B e C e che genera rabbia tra i precari costretti a partire, è il fatto che fra due mesi saranno disponibili i posti dell’organico potenziato nelle regioni di provenienza, che verranno assegnati a candidati con punteggi più bassi.

I posti residuali si trovano soprattutto al nord, mentre gli aspiranti provengono in massima parte dal sud. Dove non c’è lavoro non c’è scuola, perché la popolazione emigra e perché gli Enti locali non sono in grado di fare la loro parte, complice anche il patto di stabilità. E così i posti residuano soprattutto al nord, mentre gli aspiranti provengono quasi tutti dal sud.

Le docenti e i docenti della scuola dell’infanzia in possesso della specializzazione sul sostegno hanno potuto veder esaudita la loro richiesta di immissione in ruolo fino alla fase B. Per gli altri la storia per quest’anno finisce qui, perché non è prevista per loro una fase C. La loro sorte è legata alla delega sullo 0-6 che la FLC CGIL ha più volte messo in discussione per la mancanza di chiarezza del progetto.

Molti posti disponibili per le immissioni in ruolo restano scoperti per mancanza di aspiranti in tutta Italia. Per esempio, molti abilitati di matematica alla scuola media o docenti di spagnolo o gli specializzati di sostegno, sono collocati unicamente in seconda fascia, magari con più di 36 mesi di servizio, ma la legge 107/15 non li ha presi minimamente in considerazione.

La FLC CGIL, come più volte dichiarato, ritiene che il piano di assunzioni avrebbe dovuto essere straordinario rispetto al numero di precari che a vario titolo in questi anni hanno maturato il diritto alla stabilizzazione, agendo sul ripristino dei tempi di apprendimento e degli ordinamenti cassati dalla Riforma Gelmini. Forse così si sarebbe potuto parlato di vera Buona Scuola.

Abbiamo anche chiesto che le operazioni della fase B siano rese pubbliche (graduatoria generale e nomine effettuate) per un diritto alla trasparenza da parte di chi alla domanda di assunzione ha affidato il suo futuro lavorativo e personale.

Redazione

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