Arriva un’altra buona notizia per i docenti a tempo determinato: il Tribunale di Tolmezzo li equipara di fatto agli insegnanti di ruolo.
La sentenza, di cui dà notizia lo studio Santi Delia che ha difeso i docenti in questione, è importante perché non fa distinzione tra supplenze effettuate su organico di fatto e di diritto.
Infatti, come scritto nella decisione del Tribunale friulano, “il superamento del limite di 36 mesi è presupposto necessario e sufficiente a determinare l’illegittimità dei contratti a termine di cui si discute in questa sede, tale limite andrà meglio identificato all’interno di un preciso lasso temporale, il cui inizio si colloca al momento dell’entrata in vigore della L. n. 247/2007 (1/1/2008), e la cui fine va individuata, appunto, nella data di entrata in vigore del D.L. n. 70/2011 (14/05/2011). Tale verifica, […] consente di concludere, così, che la sommatoria dei vari rapporti comunque alle dipendenze del Ministero della istruzione nello svolgimento di mansioni equivalenti ha superato i 36 mesi. È inevitabile, da ciò, trarne la conclusione dell’effettiva illegittimità della successione dei contratti a termine per cui è causa, nella parte in cui detta successione, essendosi protratta per oltre 36 mesi con lo svolgimento, da parte del ricorrente, di analoghe mansioni presso lo stesso datore di lavoro, ha finito per violare un termine di durata costituente misura di tutela comunitariamente imposta per reprimere gli abusi derivanti dall’utilizzo di forme di impiego non stabili”.
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Ma non è tutto: non solo è stata dichiarata illegittima la reiterazione dei contratti a tempo determinato, con conseguente risarcimento del danno, ma il Tribunale ha anche condannato il Miur al riconoscimento della progressione stipendiale.
In conclusione, ammonta a circa 30.000 euro il risarcimento che il Ministero dovrà versare ad ogni precario.
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