Loro sono sempre là: davanti al Miur, agli Uffici scolastici provinciali e regioni, pronti ad organizzare, incontri, convegni e a scendere in piazza. I precari della scuola non mollano di un millimetro le loro richieste, con in testa le “dimissioni immediate del ministro Gelmini e il ritiro dei tagli alla scuola pubblica previsti dalla legge 133 e di tutti i provvedimenti con cui sono stati attuati” (ma la lista è lunga poiché ci sono anche “il ritiro della legge sul maestro unico, l’immissione in ruolo dei precari su tutti i posti vacanti, l’abolizione del tetto massimo di un insegnante ogni due alunni diversamente abili, il ritiro del ddl Aprea, l’attivazione di corsi abilitanti per i docenti in servizio non abilitati”).
In questi primi giorni di ritorno sui banchi giungono notizie di mobilitazioni, assemblee e di incontri, alla presenza anche delle autorità e dei responsabili dell’Istruzione a livello locale, da diverse parti d’Italia: a Catania proprio in corrispondenza della riapertura degli istituti si è svolto un dibattito pubblico, presso il liceo scientifico ‘Galileo’, alla presenza del direttore dell’Ufficio scolastico regionale Guido Di Stefano.
A Reggio Calabria il sindaco, Giusepe Scopelliti, ha ricevuto una delegazione di lavoratori del personale scolastico non docente. A Cagliari (dove prosegue il presidio dei precari davanti all’Ufficio scolastico provinciale) il partito d’azione sardo si trova in disaccordo con la mozione salva-precari avallata dal ministro Gelmini e su cui la Giunta si esprimerà martedì prossimo: sembra che però le possibilità ch vada respinta siano poche perché il Pd avrebbe dato il proprio assenso.
Notizie di presidi e sit-in giungono anche da Benevento, Palermo, Bologna, Milano, Torino e Genova. A Roma nel pomeriggio del 20 settembre il Coordinamento precari scuola, che ha allestito da due settimane consecutive (notte compresa) una protesta permanente davanti al Miur, composta da alcuni volontari che si alternano sotto dei gazebo e due camper, ha organizzato una tavola rotonda dal titolo ‘La scuola che vogliamo’.
Malgrado però il grande attivismo, con il passare dei giorni, delle settimane, con l’anno scolastico praticamente cominciato ovunque, manca solo l’Abruzzo che per le conseguenze del sisma riprenderà comunque a partire dal 21 settembre, il timore di precari è che l’attenzione nei loro confronti si riduca. Per poi annullarsi del tutto quando, entro breve, verranno definitivamente approvati in Parlamento e pubblicati in Gazzetta Ufficiale i contratti di ‘disponibilità’. La conferma della poca considerazione verso le ragioni dei precari della scuola è giunta in settimana quando, a seguito dell’attentato avvenuto a Kabul che è costata la vita a sei militari italiani, la Fnsi ha rinviato al 3 ottobre la manifestazione per la libertà di informazione: “proprio in coincidenza – commenta amaramente il portavoce Cobas Piero Bernocchi – (stesso giorno, stessa ora, stessa città) con l’unica rilevante mobilitazione sociale a carattere nazionale in questo periodo, quella dei precari della scuola che così rischiano l’oscuramento politico e mediatico, è gravissima. Se davvero questi signori avessero a cuore la verità e la libertà di stampa avrebbero dovuto potenziare e non rinviare la manifestazione". In ogni caso "evitando – conclude – di andare in piazza il 3 e scegliendo una data più ravvicinata". In ogni caso, anche se la Federazione della stampa dovesse confermare lo slittamento al 3 ottobre, i precari hanno deciso: la manifestazione si farà.
Difficile però, vista anche la “concorrenza” che abbia un grande seguito. Probabilmente anche per questo motivo, sempre il Coordinamento dei precari ha deciso di scrivere ai responsabili della trasmissione Rai ‘Porta a Porta’. "Chiediamo – si legge nella lettera inviata alla redazione diretta da Bruno Vespa – che uno o più precari, individuati dal Coordinamento precari scuola, siano invitati ad una vostra prossima trasmissione accettando qualsiasi tipo di contradditorio sul tema del precariato scolastico e della qualità della scuola. Certi della vostra indipendenza dalle pressioni politiche, della vostra correttezza della necessità giornalistica di dare voce e visibilità alla parte più debole della società, restiamo in attesa di un vostro invito". Un segnale evidente che, alla luce degli ultimi eventi, indica il bisogno estremo dei precari di far sentire la loro voce. Di portarla all’interno delle case degli italiani. Il tempo però stringe. Il rischio è che se non vi saranno sviluppi positivi la protesta rischia il destino di tutte quelle svolte negli ultimi decenni ad inizio d’anno scolastico: di essere spazzate via, tranne qualche eccezione, con il sopraggiungere dell’inverno e senza aver prodotto risultati tangibili.