Centinaia di migliaia di docenti precari si apprestano a vivere delle ore davvero cruciali per il loro destino professionale: c’è tempo solo fino alle ore 14.00 di domani, sabato 17 maggio, per presentare domanda di aggiornamento o di nuovo inserimento nelle GaE, le graduatorie ex permanenti dove sono già collocati circa 200mila supplenti. Ma da dove il Miur vorrebbe lasciare ingiustamente fuori altri 140mila nuovi abilitati. Negando loro, in questo modo, di essere inclusi dalle liste di attesa provinciali che ad oggi rappresentano l’unico canale ufficiale per lavorare con continuità e per essere assunti sulla metà dei posti.
Nelle scorse settimane, migliaia di docenti hanno già deciso di ricorrere contro il D.M. 235/2014, compilando il modello cartaceo (per via telematica non è possibile candidarsi) predisposto dal sindacato,che per l’occasione ha realizzato anche un apposito file di istruzioni. Per gli indecisi è quindi terminato il tempo. Anche perché poi non avranno più possibilità di scelta: per tentare l’inserimento dovranno attendere il prossimo aggiornamento triennale previsto nella primavera del 2017.
Ad essere interessati all’impugnazione sono 12mila nuovi abilitati con TFA, 70mila con titoli di servizio e abilitandi PAS, 55mila diplomati magistrali e ad alcune migliaia di idonei al concorso a cattedra, nonché laureati in SFP o abilitati in Europa. Per il sindacato, nei loro confronti il Miur continua a perpetrare un’insensata disparità di trattamento, discriminandoli rispetti ai precari che sono stati selezionati e preparati dallo Stato con le stesse modalità dei colleghi inclusi nelle graduatorie fino a pochi anni fa. Per questo l’Anief è pronta a dare battaglia. Per far valere i diritti di chi chiede solo di fare il mestiere per cui ha studiato ed è stato formato: insegnare.
Possono ricorrere tutti gli abilitati in Italia o all’estero non inseriti in graduatoria, ma anche il personale depennato per non aver prodotto domanda di aggiornamento negli anni passati: è un loro diritto presentare la domanda di inserimento o di reinserimento. Per poter ricorrere al Tar Lazio, sarà quindi possibile aderire utilizzando il nuovo sistema di adesioni Anief on line entro il 24 maggio. Stessa procedura anche per chi vuole ricorrere al giudice del lavoro per rivendicare l’attribuzione del punteggio spettante e la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo determinato o indeterminato con l’amministrazione.
Intanto, nella giornata del 16 maggio è prevista la pubblicazione del decreto di aggiornamento delle Graduatorie d’Istituto, al quale sono interessati 500mila precari, la cui prima fascia è riservata ai docenti inseriti nella terza fascia delle Gae, la seconda a tutti i docenti in possesso di un’abilitazione esclusi dalle Gae, la terza ai laureati. Nella serata di ieri, giovedì 15 maggio, il Miur ha provveduto alla pubblicazione della nuova tabella di valutazione. Scorrendo la quale si conferma tutto il caos che si temeva nei giorni scorsi.
Appaiano, infatti, decisamente penalizzati i 65.000 docenti che attualmente frequenteranno i PAS dopo aver svolto tre anni di servizio come insegnanti. Viene premiata la selezione ai corsi TFA, senza però adeguato supporto normativo. Come rimangono perplessità su altri punti, al momento al vaglio dei legali del sindacato. L’unica nota lieta è l’inserimento in seconda fascia, ma non poteva essere altrimenti dopo l’indicazione del Consiglio di Stato, dei diplomati magistrale ante 2001.
“È curioso – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che il Miur abbia del tutto ignorato un altro parere del Consiglio di Stato: quello che aveva sospeso il giudizio sul nuovo regolamento di modifica del TFA ordinario, proprio per l’assenza del CNPI decaduto. Ora, la pubblicazione di una tabella di valutazione dei titoli per le graduatorie d’istituto così innovativa lascia davvero pensare. Anche perché si tratta di norme che lasciano scontenti un po’ tutti, specie chi è risultato idoneo all’ultimo concorso a cattedra o si abiliterà in estate con i PAS. E scatena una nuova guerra tra poveri che presto infiammerà i tribunali italiani”.
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