Novità in arrivo per i precari della pubblica amministrazione: il 26 agosto il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di norme che dovrebbero favorire la progressiva stabilizzazione per almeno una parte dell’attuale esercito di dipendenti a tempo determinato. In attesa di prendere visione del testo approvato dal CdM, tra le novità in arrivo sono state annunciate dal ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, una serie di “procedure selettive” riservate a coloro che hanno avuto un contratto a tempo determinato per tre anni negli ultimi cinque: l’obiettivo dichiarato è fare in modo che “si scelgano i migliori”. Nel dl è prevista anche la riserva del 50% dei posti a concorso per queste persone.
Tra i provvedimenti su cui il Governo ha dato il via libera figura anche “una norma che obbliga ad assumere tutti i vincitori di concorso. In parte – ha spiegato D’Alia – questa riguarderà anche gli idonei, ma solo per le graduatorie più recenti”. Sempre il ministro della Funzione Pubblica ha annunciato che è stato deciso di dare una “stretta” ai contratti a tempo determinato: “Mai più contratti a termine che non siano eccezionali e temporanei perché temporanea è la richiesta”, perché il contratto “tipico” rimane quello a tempo indeterminato.
Ricordiamo che si tratta di precari di tutti i comparti pubblici, ma non di quelli in forza alla scuola. Che continua a vivere di proprie regole. Difficilmente, però, queste disposizioni lasceranno immutato il quadro organizzativo-burocratico che ad oggi ha prodotto qualcosa come 200mila docenti e Ata precari inseriti nelle graduatorie pre-ruolo.
L’approvazione dei provvedimenti salva-precari, inoltre, non sembra entusiasmare i sindacati. ”Il decreto legge sulla Pa approvato oggi dal Consiglio dei ministri rappresenta un primo passo, una risposta parziale non ancora sufficiente per dare una soluzione complessiva al tema della precarietà nella Pubblica amministrazione”, ha dichiarato il segretario confederale della Cgil, Nicola Nicolosi. Che ha poi aggiunto: ”con le regole introdotte dal dl, infatti una larga fetta dei lavoratori precari, coloro che in tutti questi anni hanno portato avanti in condizioni estremamente difficili la Pubblica amministrazione, rimarrà esclusa dai processi di stabilizzazione”.
Sul tema, ha concluso Nicolosi, “come Cgil rivendichiamo un tavolo negoziale per quanto riguarda le regole: l’articolo 97 della carta costituzionale deve poter trovare un momento di confronto con le organizzazioni sindacali; così come c’è una vera e propria urgenza da affrontare, ovvero la riapertura della stagione di rinnovi contrattuali fermi ormai da sette anni”.
Sull’approvazione in CdM si è espressa anche Anief-Confedir. Che parla di “un timido segnale di attenzione” per il precariato nel pubblico impiego. Secondo il sindacato, nel nostro ordinamento siamo obbligati a recepire la normativa comunitaria. Quanto stabilito dal Consiglio dei Ministri, quindi non inibirà le domande risarcitorie relative al periodo di precariato pregresso o, nel caso del personale precario della scuola, al pagamento degli scatti biennali di anzianità.
“Anziché varare dei provvedimenti a metà – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il Governo si assuma le proprie responsabilità sino in fondo. (…). L’unica soluzione praticabile – conclude Pacifico riferendosi a tutti gli attuali precari con oltre tre anni di servizio svolto – è la loro stabilizzazione, come già avvenuto nel 2006 con l’approvazione della Finanziaria 2007 di chi aveva più di 36 mesi di servizio”.