“I tagli indiscriminati stanno conducendo ad una vera e propria competizione e lotta tra poveri per accaparrarsi un posto”: così commenta, amaramente, il Comitato insegnanti precari di Taranto l’avvio delle operazioni di nomina dei docenti disposte dall’Ufficio scolastico provinciale in vista del nuovo anno scolastico. Lo storico comitato che difende i diritti dei precari ha constatato, in particolare dagli elenchi dei posti rimasti disponibili sul sostegno, che troppe disponibilità erano svanite nel nulla. E cercando di comprenderne i motivi ha scoperto che per il prossimo anno scolastico una bella fetta sono stati assegnati ai docenti di ruolo rimasti senza cattedra. In molti casi nemmeno specializzati.
Ledendo, in questo modo, “i diritti e le aspettative degli alunni e dei docenti precari”, in particolare quelli specializzati, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e d’istituto. A scatenare le proteste c’è poi un particolare non di poco conto: l’Usp non avrebbe decretato autonomamente le nomine, ma assecondato le richieste di assegnazione provvisoria e di utilizzazione formulate dagli stessi insegnanti di ruolo collocati in Dop.
Così per gli specializzati, in lista d’attesa, rimarrebbero ben poche cattedre. “Sarebbe stato invece corretto – denuncia il Cip di Taranto – salvaguardare il giusto bilanciamento dell’insegnamento delle varie aree disciplinari all’interno degli istituti nei riguardi degli alunni portatori di handicap, sia per dare a questi ultimi una equa distribuzione del sostegno allo studio di tutte le discipline, sia per salvaguardare le legittime aspettative dei docenti precari specializzati che, in mancanza di disponibilità nel sostegno, saranno costretti ad optare per gli insegnamenti comuni, con un disastroso effetto domino che travolgerà l’intero mondo del precariato scolastico“. Dando il là, continua il comitato dei precari, ad una sorta di “‘sterminio’ pianificato delle prospettive lavorative di docenti laureati, pluriabilitati e specializzati, con titoli post laurea accumulati in anni, decenni ormai, di carriera e di aggiornamento“.
Intanto, in linea con quanto accaduto lo scorso anno, cominciano a giungere notizie di proteste al limite della disperazione. A Palermo da un paio di giorni una coppia di lavoratori precari, Salvatore Altadonna, docente, e Pietro di Grusa, collaboratore scolastico, hanno avviato un presidio permanente, con tanto di sciopero della fame, in via Praga, davanti all’Ufficio scolastico provinciale: l’obiettivo è riuscire ad “ottenere degli incontri utili a salvaguardare il diritto al lavoro e alla dignità di ciascuno di quelle migliaia precari che per anni ed anni hanno portato avanti, con la loro opera precaria e preziosa, la scuola pubblica italiana”. Vale la pena ricordare che tra il passato a.s. ed il prossimo solo in Sicilia è stata cancellata una quantità altissima di posti: i sindacati indicano 4.200 posti lo scorso anno e 5.000 per il prossimo. Purtroppo, il grado di allarme di Taranto e Palermo è destinato a moltiplicarsi: secondo stime di settore quest’anno saranno 20.000 i docenti precari della scuola che per effetto di tagli e riforme non si vedranno confermata la supplenza annuale o fino al termine delle lezioni. Considerando che bisognerò aggiungervi almeno 5.000 Ata, anche loro coinvolti nell’opera di “razionalizzazione” imposta dal Governo, il quadro che ne consegue è piuttosto desolante.
Per tutti loro non rimarrà che sperare nelle cosiddette supplenze `brevi’, assegnabili dai presidi per periodi ridotti a seguito di malattia o dell’aspettativa usufruita dal personale di ruolo, o nell’accesso alle indennità ed ai contratti di `disponibilità’, previste dal decreto salva-precari e di cui lo scorso anno usufruirono in tutto circa 21.000 precari.