Tre miliardi di euro: è l’ingente quota che rischia di dover pagare il ministero dell’Istruzione, quindi lo Stato, a seguito della mancata stabilizzazione dei precari della scuola che lavorano da almeno tre anni attraverso contratti fino al 31 agosto o al 30 giugno. La fondatezza del pericolo (che vanificherebbe quasi la metà del piano triennale di risparmi imposto dall’attuale Governo con la Finanziaria di fine 2008) ha preso corpo a seguito della sentenza emessa dal Tribunale del Lavoro di Genova riguardo il ricorso di 15 precari della scuola: il giudice ha di fatto accolto la richiesta di risarcimento danni, con tanto di quota record, la più alta mai decretata in Italia, per la mancata stabilizzazione dei supplenti disponendo che ad ogni lavoratore venga riconosciuto un risarcimento di circa 30 mila euro, pari a 15 mensilità, oltre al diritto agli scatti di carriera.
cspan style=”FONT-SIZE: 10pt”>Ottimista è anche l’avvocato Massimo Pistilli, che ha curato il ricorso dei 15 precari liguri insieme alla collega Stefania Reho: “abbiamo avuto una condanna ad un risarcimento del danno pari a 15 mensilità, la più elevata mai comminata in Italia. Se questa misura fosse ripetuta -aggiunge Pistilli- determinerebbe la fine del precariato perché il Ministero non potrà pagare risarcimenti del danno così alti per tutti i circa 100.000 precari della scuola”.
La vicenda ha raggiunto anche i palazzi della politica: secondo Leoluca Orlando, portavoce dell’Italia dei Valori, la sentenza del Tribunale di Genova “ha reso giustizia ai lavoratori” e “ha confermato l’inadeguatezza del ministro Gelmini, che ha calpestato i diritti fondamentali dei lavoratori precari della scuola è sempre più evidente. Il sistema dell`istruzione è stato distrutto da Berlusconi, Tremonti e dall`ignobile riforma Gelmini. La misura è colma, vadano a casa”.
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