Arrivano dal Meridione, la zona d’Italia maggiormente falcidiata, le proteste più eclatanti contro i tagli agli organici che a partire da domani lasceranno a casa decine di migliaia di lavoratori. Ogni giorno giungono notizie di precari che diventano artefici di contestazioni ormai mischiate a disperazione. Quella più “forte” si sta vivendo forse a Palermo, dove da sei giorni due assistenti tecnici stanno conducendo lo sciopero della fame davanti l’Usp del capoluogo di provincia: a loro disposizione solo due sdraio e un ombrellone per ripararsi dal sole. Sono intervenuti i medici del 118 per consigliargli il ricovero, sinora però gentilmente declinato: la coppia di tecnici precari si dice “determinatissima” a non mollare sino a quando non arrivino segnali di apertura a rivedere i tagli. In questi giorni hanno ricevuto tanta solidarietà dei tanti colleghi lavoratori convocati per le nomine annuali.
Nomine che il 31 agosto sono state invece interrotte a Napoli, seppure solo per un paio d’ore, a causa dell’occupazione dell’ufficio scolastico regionale, in via Ponte della Maddalena, operata da una cinquantina di insegnanti precari organizzati facenti capo in prevalenza ai Cobas. A causa delle alte temperature una donna è stata colta da un leggero malore.
Continua poi la protesta sui tetti dell’Usp di Benevento: sabato sette donne, tutte con almeno 10 anni di contratti a tempo determinato alle spalle, sono salite “armate” di diverse buste con dentro delle scorte alimentari per resistere anche più settimane e un gazebo che hanno presto montato. Per rendere visibile a tutti i passanti la protesta hanno issato anche uno striscione: “Contro il più grande licenziamento di massa. 20000 in Italia, 500 a Benevento. Vogliamo un futuro”.
“Continueremo a oltranza – ha detto Daniela Basile, una delle docenti coinvolte nella protesta che ricorda da vicino gli operai dell’Insse e i vigilantes romani in cima al Colosseo – sino a quando non avremo risposte. Chiediamo un tavolo istituzionale che sia risolutivo sul precariato sia in Campania che a livello nazionale, chiediamo delle regole“. La differenza rispetto alle altre proteste analoghe è che però i media non sembrano dare lo stesso risalto. Come se le questioni dei precari della scuola, quindi le loro proteste, facessero parte di un altro mondo.
In mattinata anche a Catania ci sono stati grossi problemi nella zona dell’ex Provveditorato durante l’assegnazione dei contratti: per alcune ore il traffico ha subito rallentamenti e sono dovute intervenire le forze dell’ordine. E i precari ora pensano a coalizzarsi. “Crediamo – commenta la professoressa Basile dal tetto di Benevento – che la solidarietà sia l’arma migliore. È giunto il momento di arrampicarsi tutti. Le voci frazionate non sono arrivate finora al Governo centrale. Meglio le voci unite: un grido maggiore avrà un maggiore impatto“.
Per ora però il Governo ha solo confermato i tagli, anche quelli sull’organico di fatto che il ministro Gelmini aveva in primo tempo messo da parte. Tagli che non si ancora con precisione quanti disoccupati potranno effettivamente produrre. L’anno scorso firmarono un contratto di supplenza annuale (in gran parte sino al 30 giugno) oltre 130 docenti precari e 60.000 Ata. La metà aveva più di quarant’anni. Oggi hanno un anno in più e per molti di loro (dalle ultime stime 23.000 tra docenti ed Ata) si prospetta il declassamento nell’altra metà della graduatoria: quella di chi si accontenterà delle supplenze brevi.
Per il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, siamo alla vera “emergenza: tutte le risorse vanno utilizzate per garantire a queste persone la continuità nel lavoro. Non c’è più un’ora da perdere. È stato previsto per giovedì un incontro con il ministero che deve essere risolutivo, anzi la Uil sollecita l’anticipazione di questo incontro perchè, soprattutto nelle regioni del Sud d’Italia il problema sociale è particolarmente preoccupante. Va posta una parola conclusiva, dando certezza e chiarezza di soluzione, anche con una trattativa no-stop da cui si esca con la concreta soluzione ipotizzata”.
Intanto, ironia della sorte, mentre il Miur opera per “cancellare” migliaia di posti di lavoro, contemporaneamente cancella la casella di posta elettronica ai precari licenziati, quasi a farne scomparire completamente l’esistenza. In merito si legga una nota del Cub-Scuola.