Quest’anno si raggiungerà il numero storico di supplenze annuali, con almeno 170 mila contratti annuali da stipulare, anche per via dei posti liberati da Quota 100 e di quelli avanzati dalle immissioni in ruolo. Come in Campania, dove sono state autorizzate 2.904 assunzioni ma ben 900 posti non sono stati assegnati per mancanza di vincitori nei concorsi del 2016 e del 2018. Per i precari storici, poi, la disfatta è completa perché le speranze che il decreto scuola, frutto dell’accordo di aprile con il premier Giuseppe Conte, arrivi compimento in Gazzetta Ufficiale sono ridotte al lumicino.
I sindacati lo stanno sostenendo da diversi giorni, profetizzando guai seri in vista del nuovo anno. Il 22 agosto lo ha ricordato la Gilda degli Insegnanti, che parla già di “valzer di precari e la conseguente discontinuità didattica che si ripercuoterà sugli studenti”.
Ma ci sono anche problemi nell’assegnazione delle nomine. Ad iniziare da quelle già in corso, per le immissioni in ruolo: gli organici di quasi tutti gli uffici scolastici periferici sono infatti ormai ridotti all’osso. Le convocazioni e l’affidamento degli incarichi si realizzano, quindi, con lentezza e sembra anche che le graduatorie siano state fatte in modo tutt’altro che impeccabile.
“Alla cronica carenza di personale, adesso acuita dai pensionamenti di Quota 100, si somma la mancanza, da parte degli Usr, di una linea univoca di interpretazione delle varie norme che regolano le nomine. Senza un’omogeneità nella loro applicazione – denuncia Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda – si rischia di ledere diritti e, quindi, di alimentare il contenzioso. La regionalizzazione dell’amministrazione scolastica, dunque, non ne ha migliorato il funzionamento”.
“Notevoli – dice ancora il leader della Gilda – sono i disordini e i disguidi che stanno contrassegnando le operazioni di nomina dei docenti in corso in questi giorni. In molte città la situazione è critica, come ci segnalano le nostre sedi territoriali”.
“A Catania, per esempio, presunti errori nella formazione delle graduatorie hanno reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine, mentre a Venezia in alcuni casi le assegnazioni di oltre 200 cattedre sono avvenute in aule che potevano ospitare un massimo di 60 persone, costringendo tanti futuri docenti ad estenuanti attese sotto il solleone”, sostiene Di Meglio.
La beffa delle operazioni è che, conclude il coordinatore nazionale della Gilda “le 53mila ipotetiche immissioni in ruolo stabilite dal Governo non sono sufficienti per coprire tutti i vuoti di organico”. Ancora di più perché la metà si potrebbero seriamente non attuare per l’assenza di candidati.
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