La puntata del 25 luglio di “Che giorno è“, programma in onda su Rai Radio 1 condotto da Francesca Romana Ceci e Massimo Giraldi, ha visto prima intervenire il nostro direttore, Alessandro Giuliani, e dopo la segretaria generale della Cisl Scuola Ivana Barbacci a proposito dei temi caldi relativi alla scuola e alla terza riapertura degli istituti in epoca di Covid.
La questione del precariato nella scuola italiana
La segretaria generale della Cisl Scuola, nel corso dell’intervista, si è concentrata sul problema delle cattedre senza docenti e dei precari criticando il sistema di reclutamento. “Si tratta di un fenomeno che è diventato un’emergenza in termini proprio di sostenibilità. A fronte di 800mila cattedre di organico consolidato abbiamo 250mila persone che sono precarie che ogni 1 settembre sono richiamate a occupare dei posti che sarebbero vacanti e che potrebbero essere stabilizzati. Ma poi in realtà non si trovano i docenti che potrebbero essere assunti perché poi non ci sono le graduatorie dei concorsi in maniera adeguata”.
Ecco quale sarebbe la soluzione secondo il sindacato: “L’idea di fare concorsi tutti gli anni, che abbiamo contestato, è un’idea utopistica. Per fare un concorso nella PA e in particolare nella scuola ci vuole del tempo, soprattutto se lo si vuole fare in maniera adeguata e non con le crocette. Serve trovare un sistema, che noi abbiamo proposto più volte, che chiamiamo ‘doppio canale’. Un sistema – continua Barbacci – per le nomine e l’immissione in ruolo e per la stabilizzazione che serve per attingere dalle graduatorie dei precari, che sono comunque in classe tutti i primi di settembre, corredato anche da una operazione di qualificazione professionale che può essere un percorso abilitante o un percorso annuale di specializzazione, in modo tale che si arrivi a essere in ruolo con tutte le carte in regola dal punto di vista sia della forma che della sostanza”.
In ogni caso per la segretaria generale della Cisl Scuola non è facile risollevarsi dalla grave situazione, che imperversa da tempo: “Purtroppo è già tardi. Sono anni che ribadiamo che c’è un’emergenza educativa. Stiamo consegnando la scuola ai precari. Questi precari però non hanno alcun diritto ad essere stabilizzati. Manteniamo il precariato in una dinamica che dovrebbe essere più stabile possibile”.
“Così stiamo nuocendo gravemente ai nostri ragazzi, è una colpa gravissima a cui va fatto fronte. C’è anche la frustrazione di chi a 40 anni è precario, non ha un progetto di vita stabile, non riesce a costruire una propria professionalità. Questo si riversa sulla qualità dell’offerta formativa. Con tutta la buona volontà che una persona può metterci a un certo punto credo sia legittimo dare un percorso di stabilizzazione per poter garantire anche agli studenti una certezza e una garanzia”, ha detto la Barbacci pensando alle conseguenze di questo sistema.
Covid, rientro a scuola e solite, annose, problematiche
Durante il suo intervento Ivana Barbacci ha condiviso le sue osservazioni circa il prossimo rientro a scuola, dimostrando di essere d’accordo con le parole del nostro direttore Alessandro Giuliani: “Ci troviamo purtroppo con dei problemi che si sono sedimentati in questi due anni di pandemia che non sono stati risolti alla radice. Di conseguenza c’è una preoccupazione diffusa in termini di mancata programmazione di interventi che hanno bisogno sia di risorse economiche che di tempi adeguati per poter essere implementati. Primo su tutti il nodo trasporti. Come si arriverà a scuola? Esattamente come si è fatto in questi due anni. Ciò che è avvenuto non ha garantito né il distanziamento né tantomeno una serie di servizi dedicati all’utenza scolastica. La promiscuità soprattutto nelle grandi città, rischia di produrre un effetto duplicatore del virus”.
“Non c’è il superamento reale dell’emergenza, diventata ormai ordinarietà. A scuola le regole sono state molto stringenti ma gli interventi strutturali non ci sono stati. Di conseguenza gli spazi sono rimasti quelli che conosciamo, la distanza tra alunni è stata concepita non rispetto ai bisogni ma alle necessità e a quello che le infrastrutture ci presentavano. Ci troviamo nella stessa condizione che abbiamo dovuto affrontare all’inizio della pandemia. Questo è molto triste per un verso e difficile da sopportare perché non abbiamo imparato granché”, ha concluso dura la segretaria generale della Cisl Scuola.