La Flc Cgil informa di un incontro avuto il 13 novembre tra una delegazione del sindacato e una delegazione della Commissione Europea per discutere le problematiche relative al reclutamento dei docenti del PNRR.
“Dando seguito ad un’interlocuzione già avviata per i canali ufficiali, la FLC CGIL ha esposto le sue riserve riguardo a possibili conseguenze negative che i prossimi imminenti concorsi potrebbero avere sui tempi delle assunzioni del personale docente già idoneo e in attesa di stabilizzazione. Ha quindi ribadito l’auspicio che si possa procedere alla rimodulazione dei target di assunzione e delle tempistiche del PNRR per garantire prioritariamente l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i docenti che hanno superato i concorsi banditi nel 2020 e nel 2023, sospendendo l’emanazione di ulteriori bandi o di limitarla alle regioni, alle tipologie di posto, alle discipline per le quali le graduatorie sono esaurite o insufficienti”.
“La FLC CGIL ha ribadito l’importanza della qualità del sistema di istruzione e di come questa sia strettamente connessa alla continuità didattica e dunque dalla stabilizzazione del personale attualmente precario; ha inoltre rilanciato l’allarme rispetto all’assenza di una regia nazionale che garantisca la qualità dei percorsi universitari di abilitazione che, in alcuni casi, degenera in una vera e propria compravendita di titoli”.
“I rappresentanti della Commissione hanno ascoltato con attenzione le osservazioni e le proposte avanzate nel corso dell’incontro”.
La Commissione Europea aveva risposto così alla lettera inviata lo scorso 13 settembre dalla FLC CGIL per chiedere interventi sui target assunzionali della riforma PNRR del reclutamento, sull’abuso del lavoro precario e sulla condizione degli idonei dei concorsi 2020 e 2023.
La Commissione – spiega la Flc Cgil – ha innanzi tutto ricordato che il “sistema di reclutamento dei docenti è responsabilità degli Stati membri in linea con il principio di sussidiarietà”.
Le proposte presentate dall’Italia con il PNRR sono state accolte in Europa in quanto presentate come funzionali a “rafforzare l’offerta formativa e incrementare le professionalità del personale docente, con l’obiettivo inter alia di assumere almeno 70.000 nuovi docenti, sulla base del sistema riformato, entro il 2026”.
Era noto infatti che prima della riforma “gli insegnanti della scuola secondaria non erano sottoposti ad un processo di qualificazione strutturato, bensì solo all’acquisizione di un determinato numero di crediti”, i famosi 24 CFU.
Sull’incidenza del lavoro precario nel sistema di istruzione italiano la Commissione europea ha confermato di avere “ricevuto un numero considerevole di denunce riguardanti il possibile abuso di contratti di lavoro a tempo determinato”, tanto che ha deciso di deferire il nostro Paese dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea per l’utilizzo abusivo e reiterato di rapporto di lavoro a termine e per le condizioni di lavoro discriminatorie previste nei confronti del personale precario.
Le autorità europee si sono quindi dichiarate disponibili ad aprire un confronto tecnico, alla luce delle criticità che la FLC CGIL ha segnalato.
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