Il percorso che dovrebbe portare alla emanazione dei bandi per i concorsi sarà lungo e complesso e dovrà essere fatto in modo molto accurato per evitare errori che potrebbero rivelarsi fatali.
Lo ribadisce il senatore leghista Mario Pittoni, presidente della Commissione Cultura del Senato.
“L’emanazione dei bandi di concorso legati al decreto – spiega Pittoni – è attuata con decreto del direttore generale del Personale scolastico o, in surroga, del capo dipartimento per l’Istruzione. Allo stato, è in servizio (a scadenza) il secondo; non è ancora stato nominato il primo, dopo un anno e 10 giorni di vacanza del posto”.
“Tutti i decreti di questo tipo – aggiunge il senatore – devono necessariamente essere preceduti da un decreto ministeriale attuativo della legge, a sua volta sottoposto al parere obbligatorio non vincolante del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CSPI)”.
Il problema più delicato, però, è un’altro in quanto ai bandi vanno corredati delle tabelle dei posti messi a concorso, distinte tra concorso ordinario (24.000 posti) e concorso straordinario (24.000 posti), per regione e per classe di concorso. “Possibilmente – sottolinea non senza una certa ironia Pittoni – le tabelle non dovranno essere redatte ‘a fantasia’, in modo da evitare di produrre vincitori senza cattedra come nel 2016″.
Secondo Pittoni, quindi, è bene che “il ministro dell’Istruzione attenda l’esito delle domande di pensionamento, per poi procedere all’individuazione dei posti da porre a bando, naturalmente dopo aver detratto quelli spettanti alle GAE e quelli accantonati per le mancate immissioni in ruolo sui posti liberati da Quota 100”.
Peraltro Pittoni fa anche osservare che sono davvero tanti i docenti che protestano contro un decreto che penalizza diverse categorie di precari.
E in molti, conclude il senatore leghista, si augurano che nel frattempo possa esserci un cambio di Governo e che il nuovo esecutivo riesca a rivedere il provvedimento.
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