Il centro destra, nel programma elettorale comune ai tre partiti (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) parlava genericamente di eliminazione del precariato del personale docente, investimento nella formazione e aggiornamento degli insegnanti. Ma la Lega del ministro Giuseppe Valditara, nello specifico, cosa ha inserito in campagna elettorale come proposta di contrasto al precariato?
In tema di stabilizzazione dei posti di lavoro scuola, la Lega, nella sezione del suo programma intitolata Superare il precariato, coprire la carenza di personale docente e Ata e adeguare gli stipendi, si pone l’obiettivo di investire sugli insegnanti, per interrompere quel continuo affidarsi a un “esercito di supplenti”.
La qualità dell’insegnamento parte da un’adeguata conoscenza di caratteristiche e sensibilità di ogni singolo studente – leggiamo sul programma – obiettivo impraticabile affidandosi a un esercito di supplenti, come puntualmente avviene in seguito a una politica che da tempo ha rinunciato a investire sugli insegnanti, di fatto non supportando il loro impegno neanche in aree fragili o disagiate e rendendo difficile anche solo abilitarsi quando sarebbe necessario assumerli a tempo indeterminato.
L’invarianza di spesa è ormai alla base del via libera a qualsiasi norma sull’argomento. Se con l’intervento europeo arriveranno fondi importanti per le strutture scolastiche senza che parallelamente lo Stato faccia la sua parte sul fronte del personale (insufficiente e con stipendi lontani dagli standard europei), l’istruzione resta al palo. È vero che nel 2026 potrebbero servire 30 mila docenti in meno a seguito del calo demografico, per cui dovremmo addirittura ringraziare se si finanzierà lo stesso numero di lavoratori della scuola. Ma si dimentica che gli uffici scolastici sono costretti ogni anno a cercare 150/200 mila supplenti. Per non parlare delle carenze che coinvolgono il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) senza il quale le scuole neanche aprono.
In altre parole, da quanto sembra, si ha chiaro cosa non è stato fatto e si lascia intendere che la tendenza sarà a superare l’invarianza di spesa (su cui puntava invece il ministro Bianchi), mettendo denaro sulla scuola e sull’Istruzione anche in presenza del calo demografico. Una promessa che, se fosse mantenuta dal Governo Meloni, metterebbe finalmente una pezza sui tagli della riforma Gelmini durante il Governo Berlusconi IV: parliamo del dimensionamento del 2008, che a seguito della Legge 133/08 fece perdere almeno 100mila cattedre e 2mila scuole autonome.
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