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Precari, si va verso un piano assunzioni “dimagrito”

A pochi giorni dalle elezioni politiche si continua a parlare di precari della scuola. Del resto si tratta di un settore che tra docenti ed Ata vanta non meno di 350.000 supplenti più o meno stabili, a cui va aggiunto un numero imprecisato di migliaia di lavoratori chiamati più sporadicamente a sostituire il personale di ruolo. 
Un nucleo consistente di persone che, in caso di parità sostanziale tra i due raggruppamenti politici principali, potrebbe risultare decisiva per la vittoria finale di uno dei due schieramenti.
Da più parti ci si sarebbe allora aspettato il via libera del Governo in carica ad un provvedimento fissato nella Finanziaria 2007: assumere per tre anni consecutivi ben 50.000 insegnanti e 10.000 Ata. Lo scorso anno la prima tranche di assunzioni andò in porto senza problemi: complice l’ondata di pensionamenti record (quasi 55.000) che trasformarono le immissioni in ruolo in un ‘indolore’ turn over. Quest’anno però le cose sono andate diversamente: alla inaspettata scarsità di domande di pensionamento (non arrivano a 20 mila) si è aggiunto l’obiettivo (fissato nell’ultima Finanziaria) di eliminare 11.000 posti (10.000 docenti e 1.000 Ata) l’anno, per tre anni consecutivi. Una sorta di diktat per far quadrare i conti, riducendo le spese per il personale, su cui il Ministro uscente dell’economia, Tommaso Padoa Schioppa, non intende scendere a patti.
Ma che cosa c’entrano le assunzioni con i tagli? C’entrano, eccome; soprattutto se si pensa che lo scorso anno viale Trastevere riuscì a portare in porto solo la metà dei quasi 20.000 tagli prefissati: in quell’occasione si giustificò il tutto per l’inaspettato aumento di studenti. Dal dicastero dell’Economia quest’anno si è allora deciso di mettere le mani avanti: nella Finanziaria si è così inserito un piano di ridimensionamento di 33.000 posti (11.000 l’anno) da adottare improrogabilmente: in caso contrario per il Ministero della pubblica istruzione scatterebbero importanti ‘penali’, sottoforma di mancati finanziamenti.
Malgrado questa eventualità, nelle ultime settimane il ministro Giuseppe Fioroni si sarebbe comunque adoperato per favorire tutte le assunzioni previste. Contro il responsabile uscente della Pi ci si sono messi, però, anche i numeri: proprio a seguito dei mancati pensionamenti previsti, sembra che per i docenti non vi sarebbero tutti i 50.000 posti fissati in Finanziaria; al massimo le cattedre vacanti per il 2008/2009 risulterebbero non più di 40.000. Mentre per il personale non docente il numero di posti vacanti sarebbe almeno di 50.000 unità, permettendo così il via libera a tutto il contingente previsto.
Una conferma indiretta alle indiscrezioni delle ultime ore giunge da uno scarno resoconto della Gilda sull’incontro tenuto dai sindacati il 28 marzo a viale Trastevere: “Sulle future immissioni in ruolo, il Ministero della pubblica istruzione risponde che non se ne sa assolutamente niente e che sarà molto improbabile avere le 50 mila immissioni in ruolo promesse”.
La notizia ha messo subito in allarme i precari: “nelle prossime due settimane dobbiamo prepararci a manifestazioni pubbliche anche clamorose – ha fatto sapere Gianluca Lovreglio, dei Comitati italiani precari di Taranto -, ad iniziare dalla via ‘istituzionale’ dell’incontro con i prefetti, ai quali chiedere di intervenire presso il Governo per richiamarlo al rispetto della finanziaria 2007”. 
Un’eventualità che non farebbe certo bene all’immagine del Governo uscente. Per questo l’impressione è che per fine settimana il decreto dovrebbe avere l’agognato ok del Ministero dell’economia: probabilmente però conterrà circa 10.000 (al massimo 15.000) posti di docente in meno rispetto a quelli previsti. Un’eventualità che di certo scontenterebbe gli ultimi docenti in graduatoria, soprattutto quelli che per pochi posti non arriverebbero ad essere convocati per il ruolo. Ma salverebbe tutti gli altri equilibri.
Alessandro Giuliani

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