Categorie: Precari

Precari “storici”, 20mila attendono con ansia la sentenza decisiva di Lussemburgo

Si torna parlare dell’assunzione dei precari “storici” della scuola. Quelli, per intenderci, con almeno tre anni di supplenze svolte. Secondo una stima fornita il 13 ottobre dal quotidiano ‘Il Messaggero’, sarebbero almeno 20mila (poi ce ne sono circa altri 100mila, che vantano periodi di servizio inferiori). Ebbene, per loro, docenti in maggioranza ma anche tanti Ata, si sta avvicinando un pronunciamento storico: quello della Corte di Giustizia di Lussemburgo. A sollecitarlo, la scorsa estate, è stata anche la Corte Costituzionale, con ordinanza n. 207/13, depositata il 18 giugno 2013, che  ha rimesso ai giudici di Lussemburgo la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i precari della scuola. Sotto accusa è l’aggiramento in Italia della direttiva comunitaria 1999/70/CE, che da quasi tre lustri non ammette deroghe sulle assunzioni a tempo determinato per i precari con almeno 36 mesi di servizio, avvenuto attraverso il Decreto Legge 70/2011, convertito nella Legge 106 del 12 luglio 2011. E pensare che un anno prima, nel 2012, la Cassazione sembrava aver chiuso i giochi, sostenendo che la norma nazionale era chiara e che fosse quindi inutile rivolgersi ad un corte internazionale super partes per sanare possibili conflitti con la norma comunitaria. Ma poi la Consulta ha riaperto le speranze dei precari italiani. E spostato la partita in Europa. Dove, tra l’altro, la Commissione del vecchio Continente ha già sollecitato Lussemburgo, per avere una risposta definitiva su quattro ricorsi pendenti presso il tribunale di Napoli.
“Si tratta di un momento storico – dichiara al ‘Messaggero’ Marcello Pacifico, presidente dell’associazione sindacale Anief – perché le se le osservazioni della Commissione Ue saranno accolte della Corte di Giustizia, migliaia di precari troveranno giustizia in tribunale e si porrà fine alla precarietà”. Nel caso il tribunale di Lussemburgo dovessero dare ragione ai ricorrenti italiani, per i giudici italiani non ci sarebbe più possibilità di scelta: “il giudice nazionale – tiene a sottolineare Pacifico – ha l’obbligo di applicare integralmente il diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni che contrastano con la legge nazionale”. Con la L. 106/2011 che andrebbe in soffitta senza essere abrogata. Dando il via libera all’immissione in ruolo, con tanto di risarcimenti danni, inizialmente ad almeno 20mila precari. Con altre diverse decine di migliaia pronti a rivendicare la stessa sorte. Ecco perché l’attesa per la decisione della Corte di Lussemburgo si fa sempre più colma di significato.
Alessandro Giuliani

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