La Corte Costituzionale ha fissato l’attesa udienza, rinviato a giugno, sulla legittimità della normativa italiana sui contratti di lavoro a termine: si svolgerà il 17 maggio 2016.
Arriverà quindi con quasi un anno di ritardo quel parere che i giudici della Consulta avrebbero rendere noti, su spinta della Corte di Giustizia europea, come indicato nella sentenza dello scorso 26 novembre. Quella sulla reiterazione dei contratti a termine di docenti e Ata, oltre i 36 mesi, è del resto un partita delicata. Con se lo Stato italiano dovesse perdere, comporterebbe un danno considerevole per l’erario. Perché assieme alla stabilizzazione, un precario con titoli, con almeno 36 mesi di servizio, dovrebbe mediamente percepire attorno ai 25mila euro di risarcimento.
Che per i legali dell’Anief andrebbero assegnati a tutti i 200mila abilitati rimasti fuori dal piano di assunzioni della Buona Scuola: “sono interessati 55mila diplomati magistrali, circa 20mila abilitati con Tfa e 60mila Pas, più diverse migliaia di abilitati con i corsi di Scienze della formazione primaria dopo il 2011. A cui si aggiungono 70mila docenti precari rimasti nelle GaE. In molti casi anche per l’ostinazione del Miur a non realizzare una seria ricognizione dei posti in organico di diritto”.
Ora, se tutti dovessero avanzare richieste di risarcimento, il danno potenziale per l’erario pari a qualcosa come 5 miliardi di euro. Una cifra enorme. Che, probabilmente, sta mettendo in crisi i giudici della Corte Costituzionale.
Ma non i sindacati, che già gongolano al pensiero di veder vinta una battaglia di principio e di sostanza. “Come noto – scrive la Flc-Cgil – su questa materia la Corte di Giustizia europea ha già da tempo espresso il proprio giudizio negativo. Risale infatti al 26 novembre 2014 la pronuncia con cui la Corte di Lussemburgo ha pesantemente censurato lo Stato italiano per l’abuso dei contratti a termine nel comparto scuola. Ora da mesi i precari della scuola, che in gran numero hanno avviato una vertenza per avere riconosciuto il proprio diritto alla stabilizzazione dopo tanti anni di supplenza, aspettano che anche la Corte Costituzionale si esprima finalmente e coerentemente su tale materia”.
“Questa vertenza assume ancor più rilevanza a fronte di un piano di assunzioni varato dal Governo che esclude ancora tanti lavoratori precari (docenti e ATA) che avrebbero titoli e requisiti per poter essere immessi in ruolo. La Flc-Cgil con i propri legali, dopo essere già intervenuta nella causa svoltasi presso la Corte di Lussemburgo, parteciperà anche alla discussione del giudizio in Corte Costituzionale e proseguirà con tutte le ulteriori iniziative che si renderanno necessarie – tanto sul piano legale che sindacale – per soddisfare i diritti legittimi dei lavoratori precari”.
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Per l’Anief, la platea di docenti coinvolti nella sentenza della Consulta è enorme: “all’udienza del prossimo 17 maggio sono pure interessati i 55mila precari che verranno immessi in ruolo con la Fase C del potenziamento delle scuola, i quali tra l’altro non sanno ancora cosa andranno a fare e ad insegnare: perché essendo un’individuazione solo di tipo giuridico, la loro nomina verrà posticipata di un anno, a settembre 2016, mentre doveva e poteva essere attuata molto prima. Inoltre, ci sono tutti gli assunti della fase B e C della riforma, almeno 10mila docenti, costretti sotto ricatto a sottoscrivere l’immissione in ruolo a centinaia di chilometri da casa: per costoro, il sindacato ha già predisposto un ricorso specifico, che verrà presentato a fine mese nel corso della Conferenza organizzativa dei legali organizzata dall’Anief. L’intenzione è dare loro una seria opportunità di essere collocati dal Miur nella medesima provincia dove per anni hanno operato come docenti precari”.
“L’espressione della Corte Costituzione – incalza il presidente Anief, Marcello Pacifico – diventa quindi l’ultimo anello per completare quel processo di avvicinamento alla normativa europea sul diritto al lavoro e sulla lotta al precariato reiterato negli anni. E avrà effetti diretti pure sulla concessione, anche questa già sufficientemente consolidata, degli scatti di anzianità comprensivi del periodo di precariato, del pagamento dei mesi estivi e di tutte quelle indennità che vengono negate ai supplenti in mancanza di ragioni sostitutive”.
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