“Ricorrere alla giustizia paga”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, l’organizzazione che da alcuni anni sta introducendo un nuovo modo di fare sindacato: far valere i diritti dei lavoratori attraverso il coinvolgimento dei tribunali. Dopo la vittoria sulla questione degli spostamenti dei precari inseriti nelle GaE a “pettine” o in “coda”, negli ultimi mesi l’Anief ha inanellato una serie di vittorie sul fronte del riconoscimento degli scatti di anzianità anche al personale non di ruolo. Con alcune sentenze che hanno assicurato ricercamenti record, superiori ai 150mila euro.
Ma la vera “partita” è quella che il sindacato sta cercando di vincere sul fronte del danno procurato per il perdurante stato di precarietà dei supplenti “storici”, a dispetto della direttiva europea 1999/70/CE che obbliga il datore di lavoro ad assumere i lavoratori che hanno svolto 36 mesi di servizio si posto effettivamente vacante.
Sempre facendosi forti di questa mancata adozione della normativa europea vigente, il sindacato autonomo ha anche cominciato a riscuotere successi sul fronte delle assunzioni d’ufficio. Si tratta di sentenze importanti, perché riguardano lo status di singoli lavoratori nel cui status lavorativo si ritrovano altre decine di migliaia. Da alcune parti si obiettato che si tratta però di vittorie isolate. E soprattutto limitate al primo grado di giudizio. L’Anief replica, ora, che le cose non stanno così. Prima di tutto perché cominciano ad arrivare le sentenze di conferma pronunciate anche dalle Corti di Appello, l’ultima delle quali riguarda un docente precario che si era rivolto al Tribunale di Trani e che dopo il via libera di quest’ultimo alcuni giorni fa è stato convocato dall’Ust di Bari per firmare la sua immissione in ruolo. Ed in secondo luogo perché il sindacato è in attesa di un importante pronunciamento: quello della Corte dei diritti europei, che tra l’altro ha già chiesto chiarimenti al nostro Paese avviando anche una pratica per possibile procedura d’infrazione. Per capirne l’esito non bisogna attendere troppo tempo. “Per assistere all’esito dei tanti ricorsi sulla stabilizzazione del personale precario presentati dall’Anief alla corte di Strasburgo bisognerà aspettare. Probabilmente il 2014, ma comunque non più di un anno”, spiega il presidente Pacifico. “Nel frattempo, sono già esecutive le sentenze sui risarcimenti e sull’applicazione degli scatti immediati. È la dimostrazione, a dispetto di alcuni ‘mal di pancia’, che ormai anche il giudice nazionale ha trasformato una fondata linea di pensiero in un inconfutabile punto di arrivo”, ha concluso il sindacalista.
È evidente, quindi, che quello di Strasburgo diventa un pronunciamento chiave. Che se dovesse dare ragione al sindacato, aprirebbe le porte del ruolo a tantissimi precari. Facendo decadere la sentenza della Cassazione n. 10127/2012 che giustifica il regime derogatorio adottato oggi in Italia. E mettendo nei guai lo Stato, che con la “stretta” sulle pensioni si ritroverebbe costretta ad assumere una mole di personale probabilmente superiore alle necessità.