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Precari, “viaggio speranza” in pullman all’alba dall’agrigentino a Palermo

Lo chiamano “il viaggio della speranza”. Le cronache televisive hanno reso famoso quello affrontato da Aversa, con partenza prima dell’alba, dagli insegnanti campani precari per raggiungere via treno la stazione di Roma Termini; da dove attendono speranzosi che le segreterie delle scuole d’infanzia ed elementari capitoline li chiamino via cellulare per coprire carenze di personale giornaliere o di breve durata.
Ma sono diversi, sparsi per la penisola, i casi di questi eroi-supplenti scorazzati da mezzi di trasporto per affrontare dei veri e propri “viaggi della speranza”: partono dalle province per raggiungere i capoluoghi, ovviamente più prodighi di posti liberi e quindi da coprire anche per un solo giorno. Perché le classi con i bimbi sino a 11 anni, si sa, non si possono affidare a chi è a disposizione o accorpare ad altre come avviene per la secondaria.
Ora scopriamo che tutto ciò accade anche nelle province più a Sud d’Italia. Come Agrigento, dove ci sono pendolari che quotidianamentesi muovono, anche loro all’alba, nella speranza di essere chiamati a ridosso della prima campanella del giorno. E presentarsi così a lavoro alle 8,30 o di lì a poco: sono docenti della scuola primaria, per lo più donne, che, fiduciose di essere anche loro contattate telefonicamente, partono ogni mattina alle 5,30 dall’agrigentino, da paesi come Ribera, Sciacca o Cattolica Eraclea, per raggiungerePalermo.
In base a quanto riportato dal quotidiano La Sicilia”, le maestre supplenti agrigentinesi sono iscritte negli elenchi della provincia di Palermo proprio perché ci sono più possibilità di lavoro:pur di lavorare e acquisire punteggio da inserire nelle graduatorie sono costrette a lavorare con le chiamate “last minute”. Per avvicinarsi il più possibile a potenziali luoghi di lavoro pagano l’abbonamento settimanale di 33 euro e 90 centesimi. E per tutto il viaggio in pullman tengono stretto il cellulare tra le mani, nella speranza che le segreterie delle scuole lo facciano squillare.
Dopo un viaggio di oltre due ore arrivano a Palermo alle 7,45. Se sono state fortunate durante il viaggio è arrivata la telefonata che le convoca per la supplenza: così prendono un altro mezzo, stavolta l’autobus, verso la scuola del giorno. E se la giornata è particolarmente prodiga di regali arrivano a destinazione solo con una breve camminata.
Altrimenti prendono un caffè, salutano le colleghe e salgono di nuovo sulla corriera per ritornare a casa. Quasi all’ora di pranzo. “In questo modo qualcuna è riuscita a lavorare finora una trentina di giorni”, spiega il quotidiano. Che equivalgono a due punti da mettere in carniere per un futuro migliore. E fino a giugno non è detto che possano raddoppiare o triplicare. Tutto dipenderà da quante volte squillerà quel cellulare stretto tra le mani. Sulla corriera della speranza.
Alessandro Giuliani

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