Il tempo aiuta a capire. E chissà che lo sia anche in questo caso. Governo e sindacati si siedono al tavolo delle trattative per decidere la sorte del precariato. Prendono in considerazione solo la legge europea che vieta la reiterazione dei contratti a termine, dimenticandosi che in Europa non ci sono le scie burocratiche italiane, ma soprattutto scordando la normativa italiana, legge 62 del 2000, legge n. 53 del 28 marzo 2003 e dal successivo decreto legislativo n. 226 del 17 ottobre 2005.
Così un documento che doveva essere inclusivo: difendere il lavoro, diventa altamente discriminatorio.
Dalla fase del concorso riservato si omettono coloro che sono presenti in terza fascia avendo maturato punteggio nei percorsi iefp (di competenza regionale, dunque, pubblici) e nelle scuole paritarie. Entrambi questi docenti con un bando sono entrati di diritto nella terza fascia e ora vengono esclusi dal concorso riservato. Una stortura evidente: possono accedere al PAS ma NON AL RISERVATO. In barba della normativa italiana. Ci si chiede, il perché. L’unica risposta ragionevole è per alimentare i ricorsi, visto che c’è normativa precedente che dà ragione ai lavoratori, visto che i sindacati al loro interno hanno un settore legale che deve essere produttivo.
Il ministro Bussetti si è ben espresso a favore delle scuole paritarie – gli iefp sono nelle stesse condizioni, con finanziamenti totalmente pubblici e controlli continui da parte di ispettori regionali – ricordando la parità tra docenti, allievi, programmi scolastici. Lo stesso senatore Pittoni, presidente della VII Commissione cultura, ha sempre tutelato i docenti, senza discriminazione alcune, tutti della stessa serie, non A e B.
Allora il TEMPO che è slittato dagli incontri del 24 aprile e dell’11 giugno, dovrà essere utile PER RIVEDERE LA SECONDA PARTE DELL’ACCORDO, DANDO LA POSSIBILITÀ A TUTTI DI POTER PARTECIPARE AL CONCORSO RISERVATO. Tanto più che la prova computer based è SELETTIVA, perciò la selezione avverrà sul campo e non a monte, da parte di chi ha messo il veto.
Non facendo questo verranno discriminati oltre che i docenti, anche gli allievi che avranno in cattedra insegnanti con pochi mesi di servizio (anche 15: da febbraio a giugno per tre annualità) rispetto a chi ne ha maturati dieci tra paritarie, iefp, statali, tutte scuole del SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO, docenti che potrebbero occupare i primi posti delle graduatorie di istituto e che ricorrerebbero per ottenere quel diritto venuto meno dall’accordo sindacale.
Il tempo mette le cose a posto, dicono i saggi. Ci si attende che questo TEMPO sia UTILE PER DARE EQUITÁ ALL’ACCORDO e che le parole del ministro Bussetti e del senatore Pittoni, tra l’uguaglianza tra le scuole come da normativa, vengano accolte.
Sara Carnelos
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