Dai tempi della campagna elettorale conclusasi con il voto del 4 marzo 2018 sembrano trascorsi decenni, e invece sono passati solamente 2 anni.
Due anni fa Lega e M5S avevano acceso le speranze di una parte non indifferente del mondo della scuola.
Le intenzioni di Lega e M5S
Si era parlato di cancellazione dell’ “odiosa” legge 107 e soprattutto delle misure più “renziane” in essa contenute (chiamata diretta, bonus premiale, alternanza scuola lavoro).
Il M5S era riuscito a “sfondare” fra i docenti garantendo che i “deportati” del sud costretti a lavorare nelle regioni del nord sarebbero rientrati a casa loro in men che non si dica.
Per non parlare degli obiettivi ancora più impegnativi, dagli aumenti stipendiali per i docenti, alla cancellazione delle “classi pollaio” fino al tempo pieno per tutte le scuole del sud, alla drastica riduzione del precariato e all’aumento dei posti di sostegno.
In tutto questo l’abolizione delle prove Invalsi con relativa chiusura dello stesso Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione era data come misura assolutamente certa.
Un bilancio due anni dopo
A distanza di due anni, dopo un Ministro della Lega e due del M5S, siamo arrivati ad un incontro fra Ministra e sindacati in cui si è parlato di temi che con l’elenco fatto nelle righe precedenti hanno poco a che fare.
E non perchè quegli obiettivi siano stati nel frattempo felicemente raggiunti, ma semplicemente perchè anche lo stesso M5S si è reso conto che governare il sistema scolastico italiano significa anche occuparsi di “problemini” forse meno nobili della abolizione delle prove Invalsi ma che purtroppo incidono assai di più sul funzionamento della nostra scuola.
Il fatto che le attenzioni dei sindacati e della Ministra si stiano concentrando sulle procedure concorsuali e sulle modalità per conseguire l’abilitazione sta ad indicare che si sta forse finalmente prendendo atto che il tema urgente, urgentissimo, da affrontare è quello della formazione e del reclutamento del personale docente.
Anche se nessuno sta ancora raccontando la verità fino in fondo e cioè che, nonostante accordi e intese, a settembre 150mila cattedre risulteranno ancora vacanti. E senza che nessuno abbia la benchè minima idea di come affrontare e risolvere un problema strutturale che è ormai sotto gli occhi di tutti: nelle regioni del sud abbondano docenti precari che si contendono le supplenze disponbili, mentre al nord, per coprire migliaia di posti vacanti, i dirigenti scolastici si contendono i pochi precari delle graduatorie e spesso sono costretti ad “accontentarsi” di docenti fuori graduatoria che hanno presentato la MAD.
Dal marzo del 2018 ad oggi si è sprecato troppo tempo, recuperare sarà difficile, ma purtroppo non ci sono alternative, bisogna affrontare le vere emergenze della nostra scuola che non certamente nè le prove Invalsi nè la carta del docente.