Preferirei non essere assunto:
– Se la scuola, che si vuole costruire, deroga a due articoli fondamentali della Costituzione Italiana: art. 97 e 33.
– Se, in deroga agli articoli sopra citati, le assunzioni verranno gestite da un Dirigente che, per motivi confessionali, politici, clientelari, di puro opportunismo, è legittimato ad attuare scelte discriminatorie: la scuola non è una realtà aziendale dove “l’efficienza” equivale sempre alla massimizzazione dei profitti, ma realtà a marcata vocazione ideologica ed etica che esprime rapporti di forza di settori della società che non sempre si riconoscono negli stessi valori.
– Se la realtà educativa, in cui mi troverò ad operare, è attivata dal motore della competizione e non da quello della cooperazione e della solidarietà tra colleghi. Ai miei studenti insegno a cooperare e solidarizzare.
– Se la Scuola Pubblica Italiana diverrà fortemente gerarchica, seguendo criteri “punitivi” e svalutanti e non di sereno invito a crescere e migliorare, attraverso un’adeguata formazione: il mio studente più svogliato viene da me trattato con maggiore attenzione ed amore, perché risponda alle mie richieste, non punito e messo all’ultimo banco. Così vorrei essere trattata io, perché sono un insegnante e so che così si cresce.
– Se la Scuola Pubblica Italiana, per avere qualche quattrino ed attrezzatura in più, dovrà costringere genitori ed allievi a comprare questo o quello di quella tale azienda. Ai miei studenti insegno ad essere liberi, e libera vorrei che fosse la scuola dove apprendono a pensare con la loro testa.
– Se la Scuola Pubblica Italiana deve cedere risorse alle scuole paritarie, all’interno delle quali, lo sanno tutti e nessuno provvede a rimediare, vegetano “diplomifici” che non pagano insegnanti e commettono illeciti (sono state fatte serissime inchieste giornalistiche a riguardo, rimanendo inascoltate: è tutto documentato); come, tra queste paritarie, operano realtà confessionali a forte vocazione discriminatoria, dichiarata o sublimata, in totale contrasto con i valori dell’Unione e della Repubblica, per una scuola inclusiva e multiculturale.
– Se queste assunzioni diverranno merce di scambio tra forze politiche, secondo la solita bieca logica del “dare e dell’avere”, meccanismo che, da sempre, gestisce le sorti di questo paese. Logiche che hanno, senza colpo ferire, irresponsabilmente, da decenni, demolito e ridotto ad un mostro di incongruenze la Scuola Pubblica Italiana.
Sono un insegnante e proprio perché sono un insegnante, nella mia di logica, forse non nella vostra, viene prima il valore e poi la merce, quindi, per la mia assunzione, non venderò mai il benessere, la libertà, l’integrità della Scuola Pubblica Italiana. La mia Scuola, la Scuola di tutti.
Io non voglio essere assunto.
Aspetto regolare scorrimento, con diritto all’assunzione, come stabilito dalla L. 296/2006.
Ringrazio il Premier Matteo Renzi, ma, ricorrendo a formula celebre della grande letteratura, alla concessione rispondo: “preferirei di no”.