Categorie: Generico

Premiare gli insegnanti migliori: non è facile come sembra

Legare lo stipendio dei docenti al merito è certamente un’operazione complessa e delicata. Ma soprattutto, non è detto che dia i benefici così significativi come si potrebbe pensare a prima vista: lo sostiene Norberto Bottani, profondo conoscitore dei sistemi scolastici di mezzo mondo, in un articolo ripreso di recente nell’ultimo numero della rivista “Professione docente” (l’intervento di Bottani risale in realtà a poco meno di un anno fa e fa riferimento gli esiti di un convegno internazionale
Svoltosi nel febbraio del 2008 negli Stati Uniti)
Le indagini di cui parla Bottani offrono risultati molto controversi.
In Arkansas, per esempio, è stato messo a punto un programma che offre un bonus agli insegnanti con allievi che migliorano nei test, ma il modello non convince molto perché spinge i docenti a preparare gli studenti ai test più che a costruire conoscenze e competenze reali.
Deludente è stato anche il progetto realizzato nello stato del Missouri che prevede
bonus calcolati tenendo conto delle prestazioni degli insegnanti, degli anni di carriera
e delle responsabilità extra-scolastiche assunte dagli insegnanti stessi nella comunità o nella vita associativa.
Il progetto funziona da almeno 20 anni, ma un’indagine svolta presso 500 scuole seguite per nove anni durante i quali sono stati somministrate agli allievi prove standardizzate di matematica e lettura ha rivelato che i miglioramenti degli alunni sono poco correlati con i premi assegnati ai docenti.
Nella Carolina del Nord gli insegnanti delle scuole che superano nei punteggi dei test una determinata soglia ricevono un bonus di 1500 dollari.
In questo caso i ricercatori hanno scoperto che il provvedimento ha effetti addirittura controproducenti poiché spinge i docenti ad allontanarsi dalle scuole collocate in aree sociali a rischio dove è più difficile migliorare i risultati dei test.
Il dato più interessante messo in evidenza da Bottani è però un altro: i risultati migliori si ottengono nei casi in cui gli insegnanti vengono coinvolti direttamente per la ricerca di un modello di ricompense che non sia basato unicamente sui punteggi dei test ma che prenda in considerazione diversi fattori.
I programmi più completi sono quelli che usano un largo ventaglio di misure per valutare il merito da ricompensare.
I programmi migliori sembrano essere quelli di Denver, Minneapolis e New York nei quali il merito è misurato tenendo conto delle conoscenze degli insegnanti,
delle loro competenze, delle responsabilità che assumono dentro la scuola e per
finire anche dei risultati degli allievi.

Reginaldo Palermo

Articoli recenti

Ma (a che) serve l’IA nella scuola?

Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “Educazione in Evoluzione” tenuta da Matteo Borri dal titolo: “Ma (a che) serve…

20/11/2024

Studenti-teppisti fotografano la terga dell’auto dei loro prof: l’obiettivo è accanirsi sulla carrozzeria? Parla la preside del liceo Salvemini di Bari

Vendicarsi con i docenti, considerati troppo severi, fotografando la targa della loro auto per poi…

20/11/2024

Da manager docente precario, immesso in ruolo a 63 anni dopo un decennio di supplenze: un caso non raro

Da qualche anno, soprattutto dopo la pandemia da Covid, assistiamo ad una crescita di casi…

20/11/2024

Autonomia differenziata: la bocciatura della Corte costituzionale

La Corte Costituzionale ha bocciato ben sette punti nevralgici della legge sull’autonomia differenziata tra cui…

19/11/2024

Bravate e reati: c’è una bella differenza

Frequentemente si confondono due termini: bravata e reato. In realtà si tratta di due situazioni ben…

19/11/2024

Violenza sulle donne, Valditara: è legata al narcisismo dei maschi ma è anche una conseguenza dell’immigrazione illegale

Continuano le prese di posizione sulle parole pronunciate dal ministro Valditara in occasione della inaugurazione…

19/11/2024