Tanti docenti si ritrovano a dover scegliere tra prendere un ruolo sicuro dalle graduatorie di merito (a centinaia di chilometri da casa) oppure restare in ruolo da Gae in attesa del ricorso (garantendo così la tanto pubblicizzata la continuità didattica).
E’ il caso, ad esempio, di Valentina Guastini, maestra dell’Istituto Comprensivo di Sestri Levante che dalle colonne del Secolo XIX denuncia il paradosso che coinvolge migliaia di docenti in Italia. Guastini ha superato l’anno di prova al termine del primo anno di ruolo conquistato dopo 17 anni di insegnamento.
Nel 1998 si è diplomata alle magistrali, nel 2000 il diploma perde valore abilitante e per lei da quel giorno sono possibili solo supplenze in attesa del concorso che per più di 12 anni non si è mai svolto.
Nel 2013 il Consiglio di Stato restituisce il valore abilitante ai diplomi conseguiti entro il 2001-2022.
Nel 2016 ottiene il contratto a tempo indeterminato con un clausola di rescissione nel caso l’udienza di merito plenaria prevista a ottobre si pronunci a suo sfavore. Nel frattempo la maestra ha superato il concorso per la scuola dell’infanzia e per la primaria.
E qui nasce il dilemma di cui sopra. Le nomine per il concorso, attese il 1 agosto, saranno su base regionale e potrebbe finire dovunque. Se rifiutasse, però, correrebbe il rischio di essere depennata in caso di sentenza sfavorevle. Come lei altre 5mila persone.
Una delle richieste alla ministra Fedeli è quella di lasciarli al loro posto. Piccola postilla, la stessa maestra è stata premiata, con la sua classe, dalla Fedeli nell’ambito di un concorso sui linguaggi dell’immaginario per la scuola.
Ora l’attende la battaglia più importante della sua vita lavorativa: la stabilizzazione.
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