E’ stato veramente magistrale il discorso che il Prof. Mario Draghi, visibilmente commosso, ha pronunciato nell’aula di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. I 21 applausi che hanno scandito il discorso testimoniano l’ampia condivisione da parte dei Senatori dei diversi schieramenti partitici.
Parole nuove, sguardo prospettico, orizzonti, mete e traguardi ben definiti con date e obiettivi chiari.
Il terzo governo della legislatura non poggia su alchimie politiche, ma sui valori dell’Unità che non è un’opzione, bensì un dovere, e scaturisce dall’amore per l’Italia, che rende la politica viva e dinamica nella ricerca del miglior bene degli italiani.
Il Presidente Draghi ha riservato grande attenzione ai giovani, al capitale umano, e all’impegno di lasciare loro un’eredità migliore e di maggiore efficienza con un servizio scolastico di qualità.
“Nella speranza che i giovani italiani che prenderanno il nostro posto, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo”.
Nel paragrafo dedicato alla scuola, il Presidente Draghi ha sollecitato di “tornare rapidamente a un orario scolastico normale” ed “il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza”.
Occorre “recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”.
Nel progetto del nuovo governo si accendono fari di luce sugli Istituti Tecnici che costituiscono un “pilastro importante” per la scuola italiana che si avvia al rilancio della tecnologia digitale e alla transizione ecologica.
L’orizzonte delle innovazioni, di una rinnovata metodologia didattica sulla scia della globalizzazione, del multilinguismo, appare chiaro e ben definito.
La scuola dell’era Draghi e del Ministro Bianchi si avvia ad un sentiero nuovo, valorizzando quanto è stato precedentemente realizzato e rinforzando la “formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni”.
Scuola nuova che guarda al futuro, capace di investire in una “transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale”.
La transizione avverrà camminando con le gambe degli insegnanti e con il cuore degli educatori che ricercano “il miglior bene dei propri studenti”.
“Puntare sulle eccellenze”, stimolare le belle intelligenze dei ragazzi che non si devono accontentare della sufficienza, circoscritta nei recinti dei traguardi minimi. Valorizzare il capitale umano e le risorse di tutti e di ciascuno nel progetto di crescita e di sviluppo che inizia sin dai banchi di scuola.
La transizione culturale che vede la scuola protagonista, prende il via dalla consapevolezza del “patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale” che l’Italia possiede e, facendo parte della Comunità europea, non può discostarsi dagli standard qualitativi richiesti coniugando le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo.
Valorizzare l’esperienza della didattica a distanza maturata nello scorso anno “sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza” che potrà essere innovativa nei metodi e nelle strategie.
Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, ha detto il Premier, si rischia di sprecare le risorse assegnate alla scuola, infatti “Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”.
I termini: unità, equità, coesione ed inclusione sociale, politiche attive del lavoro, transizione ecologica, turismo, hanno permeato gli interventi dei Senatori nel lungo variegato dibattito per la fiducia al nuovo Governo.
La considerazione che “Le disgrazie diventano opportunità quando incontrano il talento” confermano la fiducia del Senato al Premier, il quale nell’intervento conclusivo al termine della giornata che coincide con il mercoledì delle ceneri e l’inizio del cammino quaresimale, ha raccolto la sfida da vincere ed ha tracciato il solco da seguire per l’auspicato rinnovamento verso l’era del “dopo Covid”.
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