Roberto Calderoli, il ministro per gli Affari regionali, da un lato, avrebbe già pronta la riforma dell’Autonomia differenziata e dall’altro la ministra delle Riforme Elisabetta Alberti Casellati annuncia che ha pronta la sua, quella sul premierato.
Ha spiegato la ministra al giornale Repubblica: “Come ogni forma di revisione costituzionale, i tempi di messa a terra di un testo sono lunghi perché preceduti da un’importante attività di ascolto che ho avuto con tutte le forze politiche, costituzionalisti, associazioni di categoria e sindacati per raccogliere criticità e soluzioni. In questi mesi le congiunture economiche e le emergenze hanno modificato continuamente l’agenda di governo, ma il grosso del lavoro è stato fatto e siamo ormai ‘all’ultima curva’ per tagliare il traguardo. Nelle prossime settimane il disegno di legge approderà in Consiglio dei ministri”.
“Non possiamo più permetterci un sistema politico-istituzionale ‘zoppo’, perché i continui cambi di governo rendono precaria ogni scelta. Ecco perché quella costituzionale è la ‘riforma delle riforme’. Garantirà quella stabilità imprescindibile per realizzare tutte le riforme dal lavoro alla natalità, dalle infrastrutture al fisco e così via”.
“Due sono i pilastri essenziali della riforma: stabilità dell’esecutivo ed elezione diretta del premier da parte dei cittadini. Sarà un modello italiano perché adattato alla sensibilità e alle esigenze del nostro Paese in un sistema di pesi e contrappesi, che non svuoteranno le prerogative del Capo dello Stato come garante dell’unità nazionale. Il suo ruolo resterà cruciale e insostituibile”.
“Oggi – dice ancora la ministra – lo stesso Pd afferma che l’elezione diretta del capo dello Stato priverebbe la sua figura del carattere di terzietà e che l’elezione diretta del premier renderebbe irrilevanti le sue prerogative costituzionali. Da qui la loro proposta di un cancellierato alla tedesca che contraddice le premesse del loro ragionamento, perché questo modello indebolisce sostanzialmente la figura del presidente della Repubblica condannandola alla irrilevanza”.
E conclude: “Quando si riscrive la Costituzione occorre il più ampio coinvolgimento, con tutte le forze politiche. Italia viva concorda sui due pilastri della riforma: l’elezione diretta del premier e la garanzia della stabilità. Ma per il resto i due testi non sono sovrapponibili”