I toni nella presentazione del progetto sono stati molto positivi, ma entrando nello specifico nel servizio televisivo non si è tenuto conto delle posizioni sull’argomento delle case editrici. A tal proposito si vuole ricordare quanto scritto su L’Espresso in un’intervista del 15 settembre 2014 all’editore Alessandro Laterza, che con una battuta cristallizza questo problema sull’autoproduzione di libri di testo: “Se ho una disfunzione cardiaca, vado da un cardiologo, non dal medico generico”.
In altre parole Laterza vuole mettere in evidenza il fatto che l’autorialità non è un espediente delle case editrici, ma è una specializzazione professionale.
Nell’intervista Laterza dice: “Non c’è mai stato un obbligo, da parte delle scuole, di adottare i libri di testo delle case editrici. La novità è che ora il ministero sottolinea questa libertà. Il fatto è che c’è sempre meno fiducia da parte delle famiglie nell’istituzione scolastica, così il libro di testo è considerato un balzello, non un’opportunità. Al momento è solo un’operazione low-cost.
Un modo per risparmiare, comprensibile vista la difficoltà delle famiglie in questo momento, ma niente affatto innovativo dal punto di vista dell’educazione e della didattica.
Se cambia solo il supporto, e si mette sul digitale un testo che stava sulla carta, non c’è alcuna innovazione. Per fare applicazioni interessanti, servono investimenti considerevoli, una singola scuola non può introdurre rivoluzioni nella didattica. Quanto ai contenuti, poi, spesso i docenti sono molto più conservatori degli autori”.