Ha destato diverse reazioni contrarie l’ultima puntata di “PresaDiretta”, dal titolo ‘Cambiamo la scuola’ andata in onda su Rai 3.
Il servizio ha puntato il dito sull’ultimo rapporto dell’Ocse Pisa, che valuta i livelli di istruzione degli studenti nel mondo, il quale segnala che “gli studenti italiani sono ormai agli ultimi posti per le competenze scientifiche e nella comprensione del testo, leggono e non capiscono. Solo uno su venti sa distinguere i fatti dalle opinioni”.
“Qualcosa nel nostro sistema scolastico non funziona più: la scuola ha smesso di essere un ascensore sociale”.
Per questo, è stato detto durante il lungo servizio, “gli studenti e gli insegnanti chiedono una nuova didattica, capace di superare la lezione tradizionale basata soltanto sulla trasmissione dei contenuti ma che metta al centro lo studente come protagonista attivo del suo percorso di studi”.
A supporto della necessità di innovare la didattica nella nostra scuola, è stato ascoltato il pensiero di scienziati e pedagogisti che supportano. Anche di alcuni sindacalisti, tra cui Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp.
PresaDiretta ha quindi “visitato” le scuole più innovative, al nord e al sud del Paese. Ma anche la Finlandia, dove si insegna sulla base di una modello che ha scommesso sugli insegnanti.
Secondo la rivista Roars, al telespettatore è stato “spiegato che la scuola italiana in passato è stata capace di formare il vincitore della medaglia Fields (il Nobel della Matematica) e la ricercatrice che ha isolato il Coronavirus, ma, che, come testimoniano i dati PISA OCSE, non è più all’altezza del suo compito”.
“Il programma prosegue con una specie di catalogo delle meraviglie: neuroscienze, soft skills, flippclassroom (sic) e l’immancabile INVALSI aprono la via a una rivoluzione dell’apprendimento che diventerà meno faticoso e più funzionale a quello che chiedono veramente le imprese”.
“Non può mancare – continua la rivista – il pellegrinaggio alla mitologica Finlandia per carpire i segreti del suo sistema scolastico, oggetto di una sorta di culto grazie ai risultati conseguiti dagli studenti finlandesi nei test OCSE PISA. Un viaggio che poteva essere molto più breve, se solo i giornalisti di PresaDiretta avessero studiato i risultati italiani. Infatti, in Matematica, gli studenti del Italia del Nord Est e Nord Ovest superano quelli finlandesi”.
Molto contrariato è anche Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, il quale si si chiede: “ma che ne sa PresaDiretta della scuola? il politicamente corretto va sempre dietro le mode. per esempio quella (decaduta dal 2015) sulla scuola finlandese. “PresaDiretta” conosce davvero la scuola finlandese, molto di moda dal 2000 al 2012, molto amata dal “politicamente corretto”, ne apprezza i programmi di storia, geografia, le “lettere”?”.
D’Errico è un fiume in piena: PresaDiretta, dice, sa che la scuola finlandese “è entrata in crisi già con i risultati Ocse-Pisa del 2015, a causa dell’eccessiva digitalizzazione, della continua confusione fra materie, delle invasioni di campo fra discipline che spesso ne produce una davvero eccessiva “semplificazione” e riduzione, cosa che ha causato persino una caduta delle competenze medesime, a cominciare da quelle un tempo di maggior “lustro”, come l’attitudine matematica, crollata in 6 anni di circa 15 punti – peggio è andata con le scienze – e persino nelle operazioni più semplici?”.
In effetti, un passaggio del suo famosissimo articolo “Il bluff della matematica finlandese”, il compianto professor Giorgio Israel ci metteva in guardia già nel 2011 (quando Ocse-Pisa non aveva ancora denunciato la prima caduta di livello del sistema finnico).
D’Errico ricorda anche che diverse recenti analisi sviluppate da matematici e studiosi di problemi dell’insegnamento finlandesi (fra i quali ricordiamo articoli pubblicati […] da G. Malaty, E. Pehkonen, O. Martio e altri) mettono in luce […] [che – N.d.A.], come intitola un appello firmato nel 2006 da Kari Astala, professore all’Università di Helsinki, e da più di altri duecento professori, “le classifiche Pisa dicono soltanto una verità parziale circa le abilità matematiche dei bambini finlandesi”, mentre, di fatto, “le conoscenze matematiche dei nuovi studenti hanno subito un declino drammatico”.
Va anche ricordato che la scuola primaria finlandese dura 9 anni ed i bambini vi entrano a 7 anni (terminando a 16).
Poi c’è il segmento secondario superiore, e dura solo 3 anni, per un totale di 12 anni: uno in meno rispetto all’Italia. Inoltre l’orario scolastico è molto più ridotto.
A causa del calo delle nascite, in Italia, entro il 2030, avremo un milione e centomila alunni e 66 mila cattedre in meno.
“Per come è combinata la società civile – continua d’Errico -, per la carenza generale di spazi pubblici di corretta risocializzazione, persino Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli, suggerisce di utilizzare il risparmio previsto, pari a 2 miliardi di euro, per aumentare la presenza della scuola sul territorio (non per le ore curricolari, ma come offerta opzionale aggiuntiva e/o di recupero)”.
“Viceversa, copiare l’organizzazione didattica finlandese, con il restringimento dell’orario e l’eliminazione di un anno, oltre a togliere ulteriore spazio alla sfera dei saperi (già falcidiati dalle controriforme), comporterebbe un epocale taglio di cattedre, non più riassorbibile con il “nobile” richiamo alla copresenza del quale s’è fatto portatore Fioramonti”.
La conclusione di d’Errico è che certi “innovatori spesso non sono altro che raccoglitori di polvere di stelle cadute (malamente)”.
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