“Siamo qui per presentare le idee che abbiamo messo nel nostro documento e con le quali ci presentiamo alle elezioni. La scuola ha bisogno di risorse, stabilità e fiducia dopo anni di tagli. Le emergenze, come quella legata all’edilizia scolastica, devono trovare una risposta”. Questo ha detto Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, insieme con Manuela Ghizzoni, Maria Coscia, Maria Grazia Rocchi e Simona Malpezzi, nel corso della conferenza stampa di presentazione.
Affrontare subito le grandi emergenze, dice Puglisi: la sicurezza degli edifici scolastici, la dispersione e l’abbandono scolastico, gli asili nidi e della scuola dell’infanzia.
E porta subito i dati raccolti della Krls Network of Business Ethics nei quali si dice che in Italia solo il 46% delle scuole è agibile, condizione che pone il nostro Paese sotto l’Albania che con il 53% è l’ultima in classifica. Per finanziare l’edilizia, viene indicato il Patto di stabilità che sarà allentato dal momento che blocca le spese degli Enti locali che hanno l’onere della sicurezza delle scuole: 4miliardi di euro subito per mettere in sicurezza gli edifici scolastici; ma anche una maggiore pressione e un più attento utilizo dei fondi comunitari, spesso non utilizzati.
Ma anche l’emergenza “dispersione scolastica” al centro dell’agenda del Pd. Siamo ormai al 18,8% di giovani che non conseguono il diploma e lasciano l’istruzione, mentre i parametri europei l’avevano fissata a un massimo del 10% per cui occorre, dice il Pd, raggiungere questa percentuale al più presto. Come? Investendo là dove il fenomeno è più diffuso, come il mezzogiorno e le aree urbane più degradate. In Sicilia, per esempio, la percentuale di studenti che hanno lasciato gli studi prima del diploma è del 26%, seguono la Sardegna con il 23,9% e la Puglia con il 23,4%.
Emergenza asili nido e scuola dell’infanzia, privi di sostegno per i tagli subiti dai Comuni da parte dello Stato centrale, per cui, sostiene il Pd, bisogna implementare un piano straordinario per raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura dei posti all’asilo nido come chiesto dall’Europa. Riducendo le spese del ministero della difesa e abbattendo gi F-35, gli aerei da caccia, si possa fare “decollare la scuola italiana”.
Ma per risolvere gli altri mille problemi della scuola, dice il Pd, bisogna ripartire dal basso e dal tessuto sociale che ogni giorno fa vivere il sistema educativo italiano.
La valutazione non dovrà quindi essere dei singoli docenti, né competitiva, ma dovrà indicare se gli investimenti fatti vanno nella direzione giusta. Dovrà essere restituita la fiducia agli insegnanti, anche grazie ad un nuovo contratto collettivo che riconosca loro l’enorme quantità di lavoro che fanno al di fuori delle aule scolastiche.
Gli organici delle scuole dovranno essere stabili e non cambiare ogni anno.
Il reclutamento dovrà essere anch’esso certo, senza cambiare ogni anno sistema e si dovranno esaurire le graduatorie dei precari.
Il tempo scuola dovrà essere allungato, incentivando nuovamente il tempo pieno e le compresenze.
Per le scuole superiori il Pd propone quanto già Berlinguer nella sua riforma aveva indicato e cioè un biennio unitario iniziale e la differenziazione dei percorsi solo a partire dal terzo anno.
Gli istituti tecnici dovranno essere rivalutati e non abbandonati alla competenza delle regioni sulla formazione professionale. In ogni caso, sostiene il Pd, mai più una scuola umiliata, mai più una scuola offesa.
E infatti il primo passo del governo Bersani sarà una grande consultazione pubblica con tutto il mondo della scuola.
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