A che punto è l’Italia sui diritti? A rispondere è il “Rapporto sullo stato dei diritti 2022”, presentato presso la Camera dei deputati da “A Buon Diritto”, onlus diretta da Valentina Calderone e presieduta da Luigi Manconi.
Il rapporto, giunto alla sua IX edizione, riporta le novità normative ed evidenzia gli eventuali arretramenti riscontrati in diciassette ambiti diversi sul fronte diritti: dalla libertà di espressione e di informazione alla condizione di profughi e richiedenti asilo; dalla salute e libertà terapeutica fino all’ambiente; e poi autodeterminazione femminile, istruzione, lavoro, persone e disabilità, pluralismo religioso, minori e diritto abitativo. In ogni caso le radici della disuguaglianza hanno origine nell’accesso all’istruzione e, i più penalizzati, sono certamente i minori. E infatti, secondo il “Rapporto sullo stato dei diritti 2022”, il tasso di occupazione dei ragazzi diplomati o laureati da meno di tre anni, è in diminuzione e stimato pari al 56,8% (-1,9 punti rispetto al 2019): il 50,1% tra i diplomati (-2,8 punti) e il 64,1% tra i laureati (-0,8 punti). L’Italia è penultima tra i Paesi dell’Unione Europea per occupabilità dei giovani all’uscita dagli studi.
“Abbiamo bisogno di rigenerare il diritto all’infanzia e all’istruzione sfatando la pedagogia fondata sul discorso dell’umiliazione e della punizione”, è stato detto. Uno dei fattori determinanti nel rendimento scolastico è la classe sociale di appartenenza. Aver tolto la scuola come luogo fisico di fruizione di cultura, di socialità, di accesso alla conoscenza durante il lockdown ha enormemente penalizzato chi si trova in una condizione di svantaggio.
Per quanto riguarda la dispersione scolastica esplicita, cioè i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola dopo aver conseguito la terza media, l’Italia non ha raggiunto neppure l’obiettivo fissato per il 2020 (10%), nonostante i forti miglioramenti degli ultimi anni che ci hanno visto passare dal 19% del 2009 al 13,5% del 2019. Permane anche la dispersione implicita: il 9,5% degli studenti termina la Scuola secondaria di secondo grado con competenze di base decisamente inadeguate.
Tra i temi più sensibili emersi nel rapporto, c’è quello riguardante la salute mentale, un fattore trasversale che ha avuto però il maggior contraccolpo.
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