Come ogni anno, ritorna puntuale una polemica che riguarda in qualche modo il Natale. Un articolo sul giornale Domani, ormai virale su X, ha acceso il dibattito sul presepe allestito nelle scuole. L’autrice, Anna Ferri, una mamma, si chiede: “perché c’è ancora un presepe nell’atrio della nostra scuola?”.
La madre e gli “ospiti”
La questione è: giusto rappresentare figure legate alla religione in scuole dove aumenta la percentuale di persone non religiose o di altre religioni. Ecco come ha esordito: “Scrivo nella chat del comitato genitori della primaria pubblica di mio figlio. Provo a prenderla larga, chiedo di chi è stata la decisione di allestire il presepe, specificando che si tratta di un simbolo religioso non rappresentativo di tutte le culture che animano la scuola e che, se sui crocifissi non si può fare nulla, su questo forse si può aprire una riflessione. Due secondi dopo arriva la prima risposta: ‘Il Natale è una festa religiosa’, e, subito dopo, ‘Il presepe si fa nelle scuole da millenni, non capisco perché ci debbano rimettere i bambini a cui piace’, e, di seguito, per mettere un punto: ‘Chi non lo vuole, non lo guarda'”.
“Una mamma, in una chat del comitato genitori di una scuola primaria pubblica frequentata per più di metà da bambine e bambini con background migratorio, ha paragonato i compagni di classe di suo figlio, molti dei quali nati e cresciuti in Italia come lui, a degli ospiti. Sotto, fioccano i like. Quanti like hanno avuto i miei messaggi? Uno, forse due. Qui fioccano. La verità è che continuiamo a essere un paese razzista, dove, mentre ci raccontiamo che ‘ci vuole tempo per queste cose’, ci sono intere generazioni che crescono senza sentirsi mai veramente parte della comunità che abitano”, ha raccontato.
“Le stesse maestre che hanno attaccato le illustrazioni di volti di bambini provenienti da ogni parte del mondo con la scritta ‘Insieme siamo unici’, a sottolineare la vocazione interculturale della scuola, sono quelle che hanno chiesto ai genitori volontari di piazzarci un presepe gigante sotto. A farmi scegliere chi sono – un’illusa che crede ancora nell’umanità e nella forza del cambiamento nonostante le ripetute testate contro giganteschi muri – è un messaggio piuttosto articolato che si conclude così: ‘Quando andiamo in altri stati di religione diversa nessuno si scandalizza o tantomeno si preoccupa di togliere simboli religiosi non appartenenti agli usi e costumi degli ospiti’. Il cervello fa click e non posso più tornare indietro”.
Togliere il presepe significa perdere la propria identità?
“Siamo un paese così spaventato da pensare che togliere un presepe dall’atrio di una scuola pubblica significhi perdere un pezzo della propria identità culturale – senza capire che l’identità non è qualcosa di statico – che la senatrice Lavinia Mennuni, di Fratelli d’Italia, lo scorso anno portò avanti una proposta di legge per impedire ai dirigenti scolastici di rifiutare iniziative promosse da genitori, studenti o dai componenti di organi scolastici ‘volte a perpetuare le tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana, come l’allestimento del presepe, recite e altre simili manifestazioni’. Il caso esplose dopo che in alcune scuole i presidi decisero di allestire solo l’albero di Natale, in rispetto delle culture di tutte le persone che attraversano i loro istituti – la scuola come spazio laico e democratico – portando avanti una riflessione che ha a che fare con la non-esclusività, il rispetto, il dialogo, la contemporaneità e il futuro. Molto lontana da scuole dove si calendarizza la festa di fine anno in pieno Ramadan, senza minimamente porsi il problema”.
“‘Mi piacerebbe sapere il punto di vista di chi è di religione diversa: magari siamo noi a pensare che dia fastidio’ e ancora ‘Litigare tra di noi che veniamo dallo stesso ambito socio-culturale mi sembra un po’ eccessivo’ e quindi ‘chiediamolo a loro’. Solo che ‘loro’ nella chat del comitato genitori di una scuola pubblica a vocazione interculturale, praticamente non esistono, a dirmelo è la lista dei partecipanti su WhatsApp. Il problema non è il presepe, che resterà lì per tutte le festività come una fragile rassicurazione, ma la nostra incapacità di adulti, parte di una comunità educante, di contribuire a trasformare la scuola – e quindi l’intera comunità – in uno spazio accogliente, partendo dalla consapevolezza che ad attraversarla sono persone con idee, percorsi, culture, problemi e bisogni diversi”.
Questa è la conclusione a cui è arrivata: “Evitare di allestire un presepe nell’atrio di una scuola pubblica non significa cancellare un pezzo importante della cultura italiana o impedire agli insegnanti di spiegare il significato del Natale, ma solo mettersi in ascolto e costruire uno spazio dove tutti si sentano a proprio agio e rispettati. Dove non ci sono più dei loro, ma solo dei noi”.
Presepe obbligatorio a scuola? Disegno di legge
Il disegno di legge di Fratelli d’Italia che obbliga le scuole ad allestire il presepe in occasione del Natale ed a celebrare la festività, così come quella della Pasqua, dell’anno scorso, ha fatto discutere. Sono molti i sindacati che hanno detto la loro opinione a Il Corriere della Sera.
“Bisogna certamente tener presente le tradizioni del Paese ma imporle per legge è fuori luogo. Ci sarà comunque modo, nel dibattito parlamentare, di valutare bene il da fare”, sottolinea Antonello Giannelli, presidente Anp. “Tutti si devono ricordare che viviamo in un Paese laico, la scuola è laica. Operazioni come questa che interferiscono tra l’altro con l’autonomia delle scuole, non sono accettabili. Sosterremo in tutti i modi il principio dell’autonomia scolastica e della laicità della scuola pubblica. Si rileggano la Costituzione”, tuona Gianna Fracassi, segretaria Flc-Cgil.
Secondo il disegno di legge, “l’allestimento del Presepe, al pari della preparazione di recite e celebrazioni, non integra alcuna azione d’indottrinamento né, tantomeno, di proselitismo da parte dello Stato italiano e, certo, non determina alcuna discriminazione degli alunni – e delle rispettive famiglie – che osservano altre religioni”. L’obiettivo è quello di ricordare “il profondo significato di umanità e il rapporto che lega all’identità nazionale italiana» le festività religiose. Per i trasgressori scatterà “un procedimento disciplinare secondo le norme”.
A illustrare all’Adnkronos l’iniziativa è la stessa Mennuni, prima firmataria del ddl: “Da qualche anno assistiamo ad inaccettabili e imbarazzanti decisioni di alcuni organi scolastici che vietano il presepe nelle scuole o ne modificano l’essenza profonda modificando ad esempio la festa del Natale in improbabili festività dell’inverno per non offendere i credenti di altre religioni”, afferma la parlamentare.
Con la proposta di legge targata Fdi e firmata da molti parlamentari, “questo non sarà più possibile”. “È assolutamente fondamentale – rimarca ancora Mennuni – salvaguardare e tutelare quelle che sono in fondo le nostre radici culturali che nel presepe hanno un altissimo esempio”.