Con l’entrata del mese di dicembre torna il tormentone del presepe a scuola, con l’ormai nota polemica fra favorevoli e contrari che animerà il dibattito pubblico delle prossime 2-3 settimane. In Veneto, è già iniziato il “clima natalizio” di cui stiamo parlando, grazie all’approvazione di una mozione da parte del Consiglio Regionale, che prevede il finanziamento alle scuole che vogliono fare il presepe.
Alla base dell’iniziativa presentata dai consiglieri Andrea Bassi, Stefano Casali e Fabiano Barbisan del gruppo Centro Destra Veneto, c’è “la negazione dei simboli della nostra cultura e del nostro passato che porterebbe allo scardinamento di alcuni dei principi cardine su cui si fonda la nostra civiltà”. La mozione approvata a maggioranza, sarà operativa dal prossimo anno.
“La nostra iniziativa – spiega Bassi su Il Fatto Quotidiano.it – è al di sopra di ogni sospetto di razzismo visto che il presepe ha una tradizione napoletana. Sappiamo che non possiamo imporre nulla ai presidi; la nostra è una proposta alle scuole. Ci auguriamo vi sia una riflessione sulla valenza del presepe che afferma valori trasversali. Non vogliamo creare uno scontro culturale ma far capire a chi arriva da un altro contesto religioso che giunge in una realtà che ha una tradizione cristiana”.
Molti avranno già fatto notare che gli stessi soldi destinati per questa iniziativa sarebbero potuti essere investiti in altri progetti, specie per l’edilizia scolastica. Ma Bassi replica: “È chiara la priorità di fronte ad una scuola che crolla e il presepe ma pensiamo che per fare un presepe non servano migliaia di euro. Sarà la giunta a decidere il finanziamento”.
In realtà sulla questione laicità abbiamo avuto un ricco antipasto nelle scorse settimane dopo la rimozione delle statue sacre Palermo, da parte del preside della scuola Ragusa Moleti, finito al centro dell’occhio del ciclone.
Adesso tocca al Consigliere Bassi difendersi dagli stessi attacchi: “Il presepe non è un simbolo esclusivamente religioso, afferente alla tradizione cristiana: fa parte della nostra storia, entra nella storia dell’arte come in quella della pietà popolare. Nessuno mette in dubbio la laicità dello Stato e delle istituzioni. Ma a chi mi attacca asserendo che il presepe rappresenta un simbolo religioso che potrebbe infastidire altre religioni e fedi rispondo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, il 18 marzo 2011, ha affermato il principio per cui il crocefisso apposto in sedi pubbliche non ha nulla di coercitivo perché rappresenta un simbolo sinonimo di storia, cultura e tradizione: se ciò vale, giustamente per il crocefisso, perché non deve valere per il Presepe?”.
Infine, il consigliere veneto, in risposta a ad atei e laici convinti che a scuola non si debba neanche menzionare la religione, afferma: “in questi anni dove crocefisso e presepe, come anche canzoncine e recite natalizie, vengono occultati o peggio vietati dalle aule nel nome del multiculturalismo imperante – dice Bassi – è fondamentale agire in controtendenza”.
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