Il dirigente scolastico del liceo scientifico “A. Roiti” di Ferrara, il 16 dicembre scorso ha indirizzato una missiva ai genitori dei suoi studenti, pubblicandola anche sul sito della scuola.
Nella lettera inviata, il contenuto è molto chiaro: “Basta mandare i vostri figli a scuola vestiti come accattoni o spaventapasseri, con pantaloni che due anni fa non avreste ritenuto degni neppure del cassonetto della Caritas”.
La lettera in parola ha suscitato non poche polemiche, ed il 27 dicembre scorso è arrivata la risposta del sindacato studentesco UdS (unione degli studenti) di Ferrara che ha bacchettato aspramente il dirigente scolastico.
In particolare, l’UdS di Ferrara contesta al dirigente scolastico di aver pubblicamente manifestato una linea di pensiero discriminatoria, denigratoria e classista nei confronti degli studenti; di aver espresso una logica dannosa e pericolosa per la scuola pubblica e lo invita altresì al rispetto della Carta Costituzionale.
Ecco la risposta integrale del sindacato studentesco UdS: “Egregio signor Selleri, in qualità di studenti, sentendoci direttamente presi in causa dalle sue affermazioni nei giorni scorsi, vorremo porle qualche riflessione e qualche punto interrogativo. Non entreremo nella polemica ‘decoro sì, decoro no’ perché riteniamo sia fuorviante rispetto invece ad altri contenuti e passaggi più importanti e critici, da lei espressi nella sua lettera. Quando lei parla di una scuola vista come ‘luogo di formazione ed educazione, ci chiediamo quali siano i principi fondamentali che secondo lei essa dovrebbe insegnare. Dalle sue parole si nota come la sua idea di scuola sia esclusiva, elitaria, discriminatoria e classista. Nella sua lettera, non si limita a denigrare gli studenti in base al loro abbigliamento (‘non potete consentire loro di venire a scuola con pantaloni che fino ad un paio di anni fa vi sareste rifiutati di conferire ai cassonetti della Caritas’) ma addirittura incita a una divisione netta tra chi frequenta scuole di ghetto e chi frequenta scuole d’elite che ‘devono formare la futura classe dirigente’. Un ragazzo, costretto a vestire abbigliamenti della Caritas in quanto il livello salariale della famiglia non gli permette un vestiario ‘più decoroso’, non potrebbe frequentare quindi la sua scuola? La cooperazione, l’uguaglianza e la solidarietà sono principi essenziali nei nostri ‘luoghi di formazione ed educazione’ e lei, caro preside, li vuole eliminare aprendo le porte a un modello di scuola stratificato. Chiunque deve avere le stesse opportunità nel raggiungere i massimi gradi dirigenziali, la scuola deve perciò garantire a tutti gli stessi mezzi e strumenti per farlo, indipendentemente che si frequenti un liceo o un professionale (la invitiamo perciò a leggere l’articolo 34 della Costituzione italiana). L’etnocentrismo che lei vuole imporre, tracciando una linea di separazione tra la scuola che crea dirigenti e la scuola che crea operai, è sconcertante e stridente con i principi educativi che le nostre scuole dovrebbero insegnare. Per noi, la scuola rappresenta anche lo strumento con il quale si garantisce una mobilità sociale a tutte e tutti senza che il vissuto economico, sociale e culturale da cui si proviene ne sia influente. Insomma, signor Selleri, la sua lettera esprime una logica dannosa e pericolosa per la scuola pubblica. Dalla scuola non si può solo pretendere ‘rigore, serietà e puntualità’ ma anche il rispetto delle differenze, della diversità e l’insegnamento dell’uguaglianza come aspetto fondamentale per la crescita di un cittadino. Infine, ci farebbe molto piacere, se ogni tanto, i dirigenti scolastici si facessero sentire rispetto le condizioni disastrose in cui riversano attualmente le nostre scuole. Il Governo finanzia le scuole private lasciando in uno stato di totale indigenza economica le scuole pubbliche, eppure, per i nostri presidi la questione prioritaria è il decoro degli studenti. Vogliamo tutto per tutti: stesse possibilità, nessuna discriminazione”.
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