Una storia davvero toccante quella che vede come protagonista una studentessa maturanda neomamma di 20 anni. La sua comunità scolastica ha fatto di tutto per permetterle di continuare gli studi, ad esempio allestendo una nursery a scuola. A riportarlo La Repubblica.
“Prof, non ce la faccio, lascio la scuola”, questo quanto ha detto la ragazza poco dopo la nascita di suo figlio.”Cosa fai lì a casa? Non mollare, ti aspettiamo, non proprio esiste che lasci”, questa la risposta del dirigente scolastico della scuola che frequenta, a Ravenna, che non si è dato per vinto.
Il preside ha così allestito una nursery nel suo liceo, permettendo alla neomamma di stare seduta in classe con accanto il passeggino. Il bambino, che ora ha otto mesi, è stato accolto benissimo da tutti: le compagne di classe lo coccolano e lo portano fuori dall’aula quando la ragazza deve essere interrogata. “Ormai è la mascotte della scuola. Si fermano tanti compagni a parlare con me, è dolce avere lui in classe. Quando ho scoperto di aspettare un bambino ho parlato con la mia coordinatrice, la prof di Mosaico, mi ha aiutato anche a dirlo perché io, a parte tre mie amiche strette con le quali mi sono confidata subito, non ce la facevo, così un giorno è partita lei: ‘Sofia vi deve dire una cosa’. E io, che ero già al quarto mese, sono andata alla cattedra: ‘Ragazzi sono cambiata perché sono incinta’. Subito è scattata la catena di solidarietà”, questo il suo racconto.
Il preside ha trovato un’aula per l’allattamento, un piccolo spazio inutilizzato, e l’ha fatta ripulire, un gruppo di studenti ha abbellito i muri con disegni per bambini, l’associazione fondata da cittadini extracomunitari ‘Una carrozzina per due’ ha regalato un lettino da campeggio e giocattoli. Ed ecco la nursery.
“Molti si sarebbero arrestati di fronte al problema della responsabilità, io mi sono assunto il rischio di far entrare un bambino piccolo visto che a scuola sono assicurati solo gli studenti e il personale – spiega il preside – ma ne vale la pena, era una cosa da farsi e possibile con un poco di buona volontà e molta creatività. Talora occorre piegare le norme e le disposizioni organizzative alla realtà dei fatti, citando Aristotele non puoi usare una riga per misurare curve”, ha aggiunto il preside.
“All’inizio Sofia era scoraggiata, ma io non potevo permettermi di perderla, tanto più che in Italia abbiamo già il record negativo di abbandoni. Per questo occorre fare di tutto per aiutare i ragazzi a portare a termine il loro percorso di studi, tanto più in una situazione di maggiore fragilità dopo la pandemia. La scuola ha per costituzione leggi e atti di indirizzo ministeriali che promuovono l’inclusione, la multiculturalità, la democrazia, i diritti: questo è lo spirito. Il punto è attuarlo”, ha concluso.
“Che fatica – ha raccontato la ragazza – per fortuna lui è tranquillo, a scuola sta accanto a me per la maggior parte del tempo, dorme molto, anche gli insegnanti e le bidelle mi aiutano, non piange quasi mai, sono io magari che non dormo di notte, le coliche, i dentini. I miei genitori e il mio compagno mi aiutano. Ma la stanchezza è tanta, faccio fatica a programmarmi la giornata”.
“Ci sto provando – racconta la studentessa – Dopo la maturità sognavo di girare il mondo lavorando per realizzare mosaici, che amo follemente. Ora sarà difficile. Intanto ci provo sino alla fine, voglio diplomarmi, spero di farcela e comunque non perdo la speranza di trovare un lavoro da mosaicista, quando lui sarà all’asilo”.
Questa storia che trasuda solidarietà ricorda quella relativa alla studentessa indiana costretta nozze forzate accolta dalla dirigente scolastica, che ha preso a cuore il suo caso e l’ha aiutata ad uscire da una brutta situazione.
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