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Preside antimafia arrestata a Palermo, corsi fantasma e firme false per avere i fondi: sequestrati conti di undici docenti

Ci sono aggiornamenti sul caso della dirigente scolastica arrestata Palermo nell’aprile del 2023, nota per il suo impegno contro la mafiaposta agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e peculato. La donna avrebbe rubato spesa, pc e tablet per i bambini.

L’accusa

Come riporta PalermoToday, i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, per un totale di 20mila euro, a carico di undici persone indagate a vario titolo per i reati di falso, truffa e induzione indebita. A sei di loro è stato inoltre notificato un avviso di garanzia.

Dagli accertamenti era emerso “come i dirigenti scolastici, con la compiacenza e in concorso con insegnanti e collaboratori scolastici che per l’occasione rivestivano la figura di ‘esperto’ o ‘tutor’ in progetti realizzati con fondi comunitari, avrebbero attestato il regolare svolgimento delle attività, di fatto mai realizzate o solo in parte, per giustificarne l’esistenza ed accaparrarsi i relativi cospicui finanziamenti europei”. In questo modo l’ex dirigente scolastica e il suo braccio destro avrebbero sottratto alla scuola strumenti tecnologici e altro ancora.

Patteggiamento negato

Dopo gli arresti le indagini sono andate avanti e hanno portato alla contestazione di “svariati episodi in cui gli insegnanti avrebbero attestato falsamente sia la loro stessa presenza che quella degli alunni all’interno dell’istituto, apponendo firme o presenze false, anche in orari extracurriculari”.

A inizio anno l’ex preside e il vice , per un lungo periodo ai domiciliari, avevano chiesto il patteggiamento a un anno e dieci mesi che però è stato respinto dal giudice che l’ha ritenuta una pena troppo bassa. Adesso però l’inchiesta rischia di allargarsi ulteriormente con il coinvolgimento di docenti e non solo che avrebbero assecondato i dirigenti ottenendo somme che non gli sarebbero spettate.

Le intercettazioni che hanno inchiodato la dirigente

Le indagini, fatte partire dopo la denuncia di una ex docente della scuola, hanno restituito un’immagine diversa della preside, grazie a telecamere e microfoni nascosti che hanno potuto inchiodare la donna. Quello che emerge dalle intercettazioni, riportate da La Repubblica, è alquanto scioccante: “Arrivano soldi da tutte le parti”, dicevano gli indagati. E lei: “Quindi? Me ne vado in carcere… il carcere c’è”.

“Questi me li voglio portare a casa”, diceva la preside alla figlia, parlando dei generi alimentari comprati con i fondi europei per le famiglie bisognose. “Poi li mettiamo da parte”. “Questa cosa di origano mettila pure per casa”. La figlia chiedeva: “Questa pure per casa? La giardiniera?”. E la preside rispondeva: “Un paio di barattoli”. Poi aggiungeva: “Quelle mettile in un sacchetto, quello non si può scendere”. Il giorno dopo la preside riempì un sacchetto con del cibo destinato alla mensa scolastica. Le telecamere piazzate dai carabinieri hanno ripreso la donna e il vice preside che caricavano i sacchetti in auto.

“Me li metti le cose in macchina per favore? La pianta e quella cassa”. Il vice preside commentava: “La cassa è pesante, che dici”. Arrivata a casa, la preside chiamava la figlia: “Amore, io ho diversi sacchetti, che fa ti secca scendere?”. Un’altra volta, diceva al vice preside: “Quel condimento te lo mangi giusto? Cioè te lo porti”. “Che cos’altro le può servire?”, diceva ancora la preside parlando di sua madre: “Questi sono disinfettanti… me li porto io”.

Qualche giorno dopo, le telecamere hanno ripreso il vice che riempiva il suo zainetto con succhi di frutta, flaconi di igienizzante per le mani e mascherine Ffp2. Erano loro stessi che parlavano di “spesa”. “Ti prendi la spesa?”, diceva lui. E lei: “Certo, me la vado portando”. “Io qualche pancake me lo voglio portare”, diceva la figlia. E la preside rispondeva: “No ce ne sono a casa, per ora lasciali qui. A casa manco c’è spazio”. La figlia rispondeva: “Allora li levo”. La madre proponeva: “I bicchierini di tè se vuoi te li puoi prendere”.

Ciò che sorprende è anche il fatto che dalla ditta da cui ordinava i generi alimentari la dirigenza della scuola ha richiesto anche della birra, cosa curiosa in quanto i beni dovevano essere destinati a dei bambini. Ecco altre frasi choc emerse dalle registrazioni: “Li puoi prendere e li metti nel sacchetto”, ripeteva la preside. E dopo la spesa, i tablet. “Quindi anche il computer vuoi? Il computer pure?”, diceva la figlia. E lei rispondeva: “Ora? Se vuoi ce lo portiamo”. Poi suggeriva di “mettere la macchina più vicino… ancora ci sono questi detersivi da prendere”.

Redazione

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