La scuola dove prestava servizio Daniela Lo Verde, la dirigente scolastica arrestata con l’accusa di peculato e corruzione, l‘istituto Falcone a Palermo, nel malfamato quartiere Zen, è stata presa di mira dai vandali. A riportarlo è La Repubblica.
Le porte in vetro della scuola sono state spaccate con l’ausilio di sassi per due giorni di fila. Il nuovo dirigente della scuola, Domenico Di Fatta, ha espresso tutta la sua amarezza. “Non mi stupisco. Ma fa sempre male trovare la scuola danneggiata, perché come dico sempre i vandali fanno autogol colpendo quello che è un loro bene: la scuola. In ogni caso abbiamo sporto regolare denuncia per questi due episodi”.
Purtroppo le condizioni della scuola favoriscono, in qualche modo, questi gesti ignobili. L’impianto di videosorveglianza dell’istituto, infatti, non funziona da tempo; le telecamere sono state distrutte a poco a poco, e in tutta la scuola da tempo è in tilt anche la linea telefonica.
“Siamo isolati – dice il preside, che si è insediato nemmeno un mese fa – Quando mi sono insediato ho trovato questa situazione e ho segnalato a tutti, anche al Comune. Ma al momento tutto è rimasto invariato”. In questo mese il preside ha ripreso il rapporto con le associazioni del territorio e stamattina, 17 maggio, gli psicopedagogisti assegnati dall’Ufficio scolastico regionale cominceranno il loro percorso a sostegno di docenti e alunni per elaborare lo choc dell’arresto della preside. “Si metteranno in aula magna a disposizione dei professori – dice Di Fatta – e poi cominceranno nelle singole aule anche con gli alunni”.
Nel frattempo la vicenda giudiziaria relativa alla Lo Verde prosegue. Come riporta Ansa, lo scorso 12 maggio, il tribunale del Riesame di Palermo ha confermato gli arresti domiciliari per la preside della scuola dello zen. Si tratta di una decisione arrivata in tempi record, a poche ore dalla discussione delle parti, che accoglie l’istanza della Procura Europea e rigetta la richiesta di revoca della misura avanzata dai legali dei due indagati.
Secondo quanto riporta Il Giornale di Sicilia, inoltre, sono emersi ulteriori aspetti di cui la dirigente dovà rispondere. Questa avrebbe nominato la figlia responsabile del trattamento dei dati personali della scuola e avrebbe fatto iscrivere falsamente all’istituto Falcone dello Zen una parente disabile e la figlia del suo vice – che in realtà non avrebbero mai frequentato – per aumentare il numero degli studenti e avere più finanziamenti.
Nel frattempo la docente che ha denunciato quello che è sembrato essere un collaudato modus operandi della preside, almeno così dicono le intercettazioni, che non lavora più nell’istituto, è stata presa di mira da ignoti: la donna è stata minacciata per strada, da un uomo con il volto coperto a bordo di un monopattino, che le si è affiancato improvvisamente.
Dopo la notizia dell’esecuzione della misura cautelare a carico della Lo Verde e del suo vice sono molti gli insegnanti che si sono fatti avanti e hanno confermato ai pm della Procura Europea Amelia Luise e Gery Ferrara le irregolarità commesse dai due indagati. L’ex professoressa ha raccontato agli inquirenti di una “gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata”, scrisse il gip nella misura cautelare, gestione che era impossibile contrastare salvo correre il rischio di ritorsioni. L’insegnante ha descritto la dirigente come “avvezza alla violazione delle regole”.
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