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Preside Imperia, insulto all’arbitra: “Chat privata. Vorrei si potessero esprimere opinioni anche errate sui social senza gogna”

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Qualche giorno fa ci siamo occupati del caso del dirigente scolastico di Imperia che ha scritto sui social un insulto di stampo sessista rivolto ad un’arbitra, Guadalupe Porras, impegnata nella partita Betis – Athletic Bilbao e ferita dopo lo scontro con un cameraman. “Oggettivamente se fosse stata in cucina a preparare tagliatelle (cosa degnissima, che con ogni probabilità non sa fare), non si sarebbe fatta male tesoro“, queste le sue parole.

La protesta degli studenti con i pacchi di tagliatelle

Ovviamente queste dichiarazioni hanno scatenato il putiferio. Sia ieri sia oggi gli studenti di Imperia sono scesi in piazza a protestare portando sarcasticamente pacchi di tagliatelle, come riportano La Repubblica e RaiNews. “L’obiettivo di questa manifestazione – ha dichiarato un rappresentante degli studenti – è dimostrare il malcontento di noi studenti in primis, ma anche di coloro che sono intorno a noi, docenti e genitori, sull’uscita assai infelice del nostro dirigente scolastico. E’ bello vedere la piazza gremita di gente anche e adesso cercheremo di far passare il messaggio anche alle istituzioni, sperando che qualcosa su muova”.

“Il sessismo non è un’opinione, tesoro”, “Fuori il patriarcato dalle scuole” e “Non è libero l’uomo che opprime la donna” sono alcuni degli slogan degli studenti. Presente anche Laura Amoretti, consigliere di partita della Regione Liguria. “Sono qui a sostenere i giovani e le future generazioni, non possiamo ammettere frasi sessiste come quelle scritte da un dirigente scolastico. Ancora più grave per il ruolo che quella persona sta rappresentando. Non c’è pubblico e privato nel momento in cui si assume un ruolo di questo genere”.

Preside Imperia, la nota alla stampa

Dal canto suo il dirigente scolastico si è difeso dicendo che la frase è stata detta nell’ambito di un discorso più ampio e articolato. Ecco il contenuto di una nota inviata agli organi di stampa dall’uomo: “Vorrei fare notare che la frase è stata estratta da una chat social privata, decontestualizzata, travisata e forse strumentalizzata politicamente. Non so se questo è legittimo, ma so per certo che il contenuto riportato nella frase stessa rientrava nella dinamica del dibattito social, ma non corrisponde alle mie convinzioni in materia. Vorrei dire chiaramente, sperando di non essere frainteso, che apprezzo e sostengo il diritto delle donne ad accedere a tutte le professioni e attività corrispondenti ai loro desideri e inclinazioni”.

“Lo dico alle alunne del mio liceo che non erano certo le destinatarie delle considerazioni di quella chat. A loro auguro con tutto il cuore di realizzarsi compiutamente in ogni lavoro, carriera e professione a cui vogliano ambire. Lo dico alla Consigliera di parità regionale dott.ssa Amoretti, che conosce l’impegno del liceo in tutte le occasioni di promozione dei diritti femminili, impegno di cui una parte presumo possa e debba essere ascritta anche al preside”.

“Come cittadino di questo Paese – conclude – vorrei infine che sui social come altrove si potessero esprimere liberamente le proprie opinioni, anche errate, anche espresse in modo infelice, anche contrarie al politicamente corretto, senza essere messi alla gogna. Il rispetto è anche non credersi gli unici depositari della verità e del verbo. Riconoscere questo per chiunque si esprima, in particolare in chat private, sarebbe indice di maturità democratica”. Secondo La Repubblica, in ogni caso, il post in cui è presente il commento è pubblico e non privato.

Docenti e social, quali regole?

Il recente caso del prof del Liceo delle scienze umane e scientifico di Aosta, che prima di Natale ha pubblicato sul proprio profilo Facebook alcune frasi piuttosto pesanti rivolte ai propri studenti (ai maleducati “darei volentieri fuoco” e auguro loro la “broncopolmonite fulminante”), rende ancora una volta necessario spiegare l’uso dei social da parte dei dipendenti pubblici.

L’utilizzo delle tecnologie informatiche e dei social è entrato a pieno titolo nel Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, D.p.r. 16 aprile 2013, n. 62, a seguito delle modifiche introdotte dal D.p.r. 13 giugno 2023, n. 81, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 giugno scorso.

Il nuovo decreto è entrato in vigore il 14 luglio.

Tra le modifiche apportate, sono stati introdotti l’art. 11-bis Utilizzo delle tecnologie informatiche e l’art. 11-ter Utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media.

Il nuovo art. 11-bis prevede le seguenti misure:

  • l’utilizzo di account istituzionali è consentito per i soli fini connessi all’attività lavorativa o ad essa riconducibili e non può in alcun modo compromettere la sicurezza o la reputazione dell’amministrazione
  • l’utilizzo di caselle di posta elettroniche personali è di norma evitato per attività o comunicazioni afferenti il servizio, salvi i casi di forza maggiore dovuti a circostanze in cui il dipendente, per qualsiasi ragione, non possa accedere all’account istituzionale
  • il dipendente è responsabile del contenuto dei messaggi inviati
  • i dipendenti si uniformano alle modalità di firma dei messaggi di posta elettronica di servizio individuate dall’amministrazione di appartenenza. Ciascun messaggio in uscita deve consentire l’identificazione del dipendente mittente e deve indicare un recapito istituzionale al quale il medesimo è reperibile
  • al dipendente è consentito l’utilizzo degli strumenti informatici forniti dall’amministrazione per poter assolvere alle incombenze personali senza doversi allontanare dalla sede di servizio, purchè l’attività sia contenuta in tempi ristretti e senza alcun pregiudizio per i compiti istituzionali
  •  è vietato l’invio di messaggi di posta elettronica, all’interno o all’esterno dell’amministrazione, che siano oltraggiosi, discriminatori o che possano essere in qualunque modo fonte di responsabilità dell’amministrazione.

Queste le regole contenute nell’art. 11-ter alle quali tutti i dipendenti pubblici dovranno attenersi:

  • nell’utilizzo dei propri account di social media, il dipendente utilizza ogni cautela affinché le proprie opinioni o i propri giudizi su eventi, cose o persone, non siano in alcun modo attribuibili direttamente alla pubblica amministrazione di appartenenza
  • in ogni caso il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale
  • le comunicazioni, afferenti direttamente o indirettamente il servizio non si svolgono, di norma, attraverso conversazioni pubbliche mediante l’utilizzo di piattaforme digitali o social media. Sono escluse da tale limitazione le attività o le comunicazioni per le quali l’utilizzo dei social media risponde ad una esigenza di carattere istituzionale
  • i dipendenti non possono divulgare o diffondere per ragioni estranee al loro rapporto di lavoro con l’amministrazione documenti, anche istruttori, e informazioni di cui essi abbiano la disponibilità.

IL DECRETO